ANCORA UNA VOLTA UN ANIMALE CON IL SUO ULTIMO GESTO ESTREMO PER SE E PER IL SUO PICCOLO PONE FINE ALLE ATROCI SOFFERENZE INFLITTEGLI DALL’UOMO.

 

Nei giorni scorsi la stampa cinese ha riportato un evento che ha particolarmente sconvolto l’opinione pubblica. Si tratta del disperato gesto compiuto da un esemplare femmina di orso della luna, che ha ucciso il suo cucciolo per proteggerlo dalla tortura all’interno di una fattoria della bile in un’area sperduta nel nord della Cina.

Testimoni riferiscono che gli orsi sono qui rinchiusi in piccole gabbie tristemente note come “crush cages”, dotate di una sbarra d’acciaio che si abbassa violentemente sul dorso dell’animale e lo schiaccia a terra costringendolo alla totale immobilità.

La bile viene estratta con il metodo del free-dripping, l’unico consentito dalle autorità cinesi, che prevede una ferita permanente nell’addome attraverso la quale viene impiantato un catetere fino a perforare la cistifellea. Poiché la ferita non può rimarginarsi, gli orsi contraggono molto rapidamente svariate infezioni, tumori, setticemia e peritoniti, che li conducono lentamente, e fra atroci sofferenze, alla morte; spesso, inoltre, nonostante sia vietato, vengono rivestiti di uno speciale busto di ferro, noto come metal jacket, che provoca inenarrabili tormenti, al punto che gli orsi tentano di strapparsi le interiora perché incapaci di sopportare il dolore.

Durante una visita in una fattoria della bile, un testimone riferisce di aver assistito a un episodio veramente agghiacciante. Come riportato dal portale cinese Reminbao.com, un esemplare femmina di orso è riuscito a rompere le sbarre della sua gabbia, in seguito alle grida disperate del suo piccolo che in quel frangente subiva l’estrazione della bile. L’allevatore tuttavia, spaventato dalla reazione di mamma orsa, è corso via e l’animale, incapace di liberare il suo cucciolo, in un estremo gesto d’amore lo ha soffocato.

A questo punto – continua il racconto dell’uomo – mamma orsa si sarebbe violentemente strappata di dosso l’orribile pettorina metallica, lanciandosi intenzionalmente contro un muro. L’animale avrebbe battuto con forza il capo, stramazzando al suolo privo ormai di vita.

L’episodio non è purtroppo eccezionale, come ormai sappiamo dopo una lunga esperienza maturata in questo campo. E’ naturalmente impossibile determinare con un’attribuzione di senso – evidente sarebbe il riferimento a categorie che involgono l’assunzione d’intenzionalità, coscienza, ragione, sviluppo teleologico e persino moralità – la volontà talvolta addirittura suicida degli orsi nelle fattorie della bile. Ciò che probabilmente avviene è una sorta di epochè delle prerogative etologiche della specie, un meccanismo di difesa che interviene quando a rischio non è solo un individuo ma l’intero gruppo. Ciò che purtroppo si può evincere da questa triste storia, molto aldilà della ricorrente analogia con le sorti e la vita di noi umani, è l’estrema sofferenza di queste martoriate creature, alle quali la morte deve senz’altro sembrare una consolatoria liberazione.

Potete leggere qui l’intera storia ripresa dal portale cinese Reminbao.com.

 

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