QUALITA’ DELL’ARIA NELLE 30 CITTA’ EUROPEE.

Aria inquinata, piogge acide, ozono in gran quantità e polveri fini molto spesso sopra la media: sono questi i non invidiabili primati raggiunti dall’Italia all’interno dell’Europa.

La qualità dell’aria è una misura di quanto l’aria sia libera da inquinamento atmosferico e sia innocua se respirata dall’uomo. In Italia la prima legge ambientale fu approvata nel 1966, per combattere l’inquinamento atmosferico e fu battezzata legge  antismog.

Oggi sono aumentati i divieti e i controlli, i combustibili sono migliorati, ma il traffico automobili è cresciuto in modo abnorme diventando la principale causa di inquinamento ambientale. A livello mondiale si è scoperto che sia il petrolio che le emissioni di anidride carbonica provocate dalla combustione stanno aumentando pericolosamente la temperatura del pianeta (effetto serra). Le tre principali fonti di inquinamento sono gli impianti industriali, gli impianti termici ed i veicoli a motore.

Per quanto riguarda la qualità dell’aria, l’Italia ha ben 17 città tra le 30 europee con la qualità dell’aria peggiore. I dati Istat raccolti dal database Airbase dell’Agenzia europea per l’ambiente, e ripresi da Epicentro dell’Iss in occasione della Settimana europea della mobilità, nel 2008 la prima delle 30 città con il livello più basso di qualità dell’aria è stata Plovdiv, seguita da Torino, Brescia, Milano e Sofia. Le più virtuose sono invece tutte concentrate nel Nord-Europa: Tallinn in Estonia, Stoccolma, Lund e Malmo in Svezia. I dati, basati sulle analisi condotte tra il 2004 e 2008 di tre parametri (Pm10, ozono e biossido di azoto), fotografano un quadro poco felice per l’Italia, che nella classifica per Paese sta al terzo posto, dopo Bulgaria e Grecia e seguita dalla Romania.

L’ Estonia, Svezia, Finlandia, Danimarca, Irlanda e Portogallo hanno raggiunto i migliori risultati.

A livello globale comunque il 2008 è stato l’anno migliore in termini di qualità dell’aria dal 2004, mentre il 2006 è stato ovunque l’anno peggiore. Avvicinando la lente  d’ingrandimento, si può notare che una delle situazioni pessime viene registrata a Torino, seconda per peggior qualità dell’aria (dopo essere stata prima nel 2004 e nel 2005) e prima per la presenza di ozono troposferico (componente dello smog fotochimico, dannoso esseri umani, flora e fauna), avendo superato in 77 giorni il valore obiettivo per la protezione della salute umana.

Milano presenta un indice sostanzialmente stabile, pur con un leggero miglioramento nel 2008, mentre Palermo è risultata la città italiana con la migliore qualità dell’aria nel 2008.

Fra le capitali dei 23 stati dell’Ue considerati, Roma si colloca nella parte bassa della classifica, con il 181/o posto su 221, dopo Lubiana. Tallinn, Stoccolma, Helsinki e Dublino sono nei primi 10 posti, mentre Amsterdam è 81/a, Londra 108/a, Berlino 119/a, Parigi a 127/a. Per quanto riguarda il Pm10 poi, ancora una volta il risultato italiano peggiore è quello di Torino, quarta con più di 100 giorni di superamento del limite.

Ma tra le prime 30 città europee più inquinate da Pm10, ve ne sono altre 11 città italiane: Milano, Brescia, Padova, Modena, Bergamo, Pescara, Napoli, Venezia, Rimini e Reggio Emilia, con un numero di giorni di superamento maggiore di 50.

Alcune città come Torino e Milano mostrano segnali di miglioramento, visto che dalle 178 e 155 giornate di superamento nel 2006 e 2005 rispettivamente, nel 2008 si sono avvicinate alle 100 giornate, dato comunque lontano dal valore limite di 35. Napoli invece è peggiorata passando da 26,3 giorni nel 2004 a 62 giorni di superamento nel 2008. Solo 10 le città italiane rimaste sotto il valore limite: Bologna, Genova, Palermo, Perugia, Forlì, Trento, Firenze, Roma, Novara e Prato.

La norme che disciplinano la lotta contro l’inquinamento atmosferico sono contenute nel Decr. Pres. Rep  203/1988 che ha dato attuazione a 4 direttive europee emanate tra il  1980 e il 1985.

La lotta contro l’inquinamento atmosferico fa ricorso a 2 strategie diverse: controllo fonti inquinanti e fissazione di standard di emissione controllo sulla qualità dell’aria e fissazione di standard sulla qualità dell’aria.

I valori d’emissione indicano per ogni sostanza inquinante la massima quantità che può essere immessa  nell’atmosfera da parte di un singolo impianto.

I valori massimi d’emissione sono stabiliti per il territorio nazionale dal ministro per l’ambiente. Ci si chiede quindi con quale grinta si effettua il controllo e la gestione degli impianti inquinanti.

Le regioni possono però stabilire limiti più bassi. Le imprese hanno quindi l’obbligo di rilevare periodicamente le emissioni dei loro impianti e di comunicarli alla regione, ma hanno anche l’obbligo di adottare la migliore tecnologia disponibile per il contenimento delle emissioni.

Sembra quindi che i soggetti preposti per “tutelare la qualità dell’aria” ci siano tutti, e nel ruolo che svolgono e le loro modalità che si può rilevare la carenza, o l’efficacia dell’applicazione delle norme.

Per garantire che gli impianti industriali rispettino effettivamente i valori massimi di emissione e adottino le migliori tecnologie, qualsiasi nuovo impianto industriale che comporti emissioni nell’atmosfera deve essere preventivamente sottoposto all’autorizzazione della regione.

Si spera quindi che la diffusione periodica, annuale o trimestrale che sia, faccia riflettere gli organi esecutivi nel far tesoro della lettura dei dati e predisporsi per migliorarli nel futuro.

Per la lotta contro l’effetto serra però gli stati si sono assunti impegni ancora troppo generici  protocollo di Kyoto del 1997.

I paesi sviluppati si sono impegnati a non aumentare le emissioni d’anidride carbonica e ad accrescere l’impiego di energie alternative rinnovabili, quelli in via di sviluppo sostengono invece di non potersi permettere di ridurre le emissioni, perché comporterebbero un notevole aumento della povertà delle loro popolazioni.

Giorgio De Santis

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