foto nucelareNUCLEARE NO GRAZIE,  PIU’ RISCHI CHE VANTAGGI.

GREENPEACE : SFIDA AI PRESIDENTI DI REGIONE CONTRO IL NUCLEARE.

Greenpeace  ha sfidato  – i futuri presidenti di Regione –, prima delle elezioni regionali di domenica 28 e lunedi 29 marzo con un appello sottoscritto da circa 80 mila persone contro il nucleare, ad esprimersi e prendere posizione sull’installazione nella propria regione di centrali nucleari, visto che il governo con un proprio decreto vuole imporre alle Regioni l’installazione delle centrali.

Contemporaneamente anche i Verdi prima delle elezioni affermavano: “ll governo ha deciso di riportare il nucleare in Italia, calpestando l’esito di un referendum popolare e ha nascosto in tutti questi mesi i siti dove vuole realizzare le centrali, perché ha paura di un voto negativo alle elezioni regionali. Il ritorno al nucleare costerà agli italiani oltre 30 miliardi di euro che tutti noi pagheremo con un aumento delle bollette.”

Non solo, indicano un futuro alternativo, da sempre ed infatti: “Dobbiamo puntare sull‘energia solare che il governo sta contrastando perché il sole è gratis e non permette alle lobby di fare affari alle spalle dei cittadini. Vogliamo promuovere le rinnovabili, il risparmio e l’efficienza energetica, perchè da questi settori si potranno creare, subito, 500.000 nuovi posti di lavoro. Vogliamo più sicurezza alimentare sulle nostre tavole e zero OGM, per difendere i nostri prodotti agricoli di qualità e il made in Italy agroalimentare, che tutto il mondo ci invidia.”

Il problema non è solo politico ma anche procedurale, infatti da quando è stato cambiato il tiolo V° della Costituzione – che inseriva il federalismo – varato nel 2001  che mette l’energia tra le materie “concorrenti”: il che vuol dire che su di essa concorrono le competenze del governo centrale e delle regioni, dunque si dovrà procedere in accordo oppure non si procede. Il 23 luglio 2009 con la legge 99 è stato aggirato l’ ostacolo all’ articolo  25 arriva il nucleare: nella forma di una delega al governo per emanare i criteri di scelta dei siti. Ma poiché a disciplinare il potere delle regioni c’è comunque una legge più forte, la Costituzione, che non si può aggirare con una delega al governo, ecco che si prevede il trucco: il governo emanerà i decreti legislativi sul nucleare, “previo parere” della Conferenza unificata. Che sarebbe la Conferenza Stato-Regioni, dove siedono i presidenti di tutte le Regioni italiane.

Il diritto di essere ascoltate, e per di più attraverso la mediazione della Conferenza e non direttamente, non ha soddisfatto le Regioni, che hanno impugnato la legge davanti alla Corte Costituzionale. Fanno ricorso 11 Regioni: 10 governate dal centro-sinistra (Basilicata, Calabria, Emilia Romagna, Umbria, Lazio, Puglia, Liguria, Marche, Piemonte, Toscana), più il Molise, che ha una giunta di centrodestra (ed è “candidato” a ospitare uno dei siti nucleari a Termoli). Non solo: si oppongono anche, con ordini del giorno o prese di posizione politiche, i governi di Veneto, Sardegna e Sicilia, nonostante la loro appartenenza alla maggioranza di centro-destra. Tre regioni – Campania, Puglia e Basilicata – fanno di più, e approvano leggi regionali che “denuclearizzano” i rispettivi territori, impedendo l’installazione futura di centrali atomiche. Il governo risponde impugnando a sua volta queste tre leggi: dunque la Corte Costituzionale si trova davanti a una bella matassa da districare tra governo centrale e governi locali, i cui rapporti non sono mai stati a un livello di conflitto così elevato come adesso.

Questa era la situazione prima delle elezioni, si vedrà da oggi in poi il da farsi, visto che quasi nella totalità le dichiarazioni degli aspiranti presidenti Regionali era contro il nucleare, almeno nella propria Regione. Greepeace prima delle elezioni diffondeva un appello in cui si affermava: “ Se non vuoi ritrovarti con una centrale sotto casa, è importante votare tenendo in considerazione la posizione sul nucleare dei differenti candidati. Bisogna stare attenti ai candidati nucleari, quelli che appoggiano o non si sono opposti con chiarezza ai piani nucleari del governo. Contro un Governo che vuole imporre il nucleare, le Regioni e i loro futuri governatori avranno, infatti, un ruolo determinante.

“Forza Regioni contro il nucleare” è il messaggio che questa mattina i nostri attivisti hanno aperto sulla facciata dell’edificio della Regione Puglia, mentre dalla Rainbow Warrior sono partiti due gommoni con lo striscione “Nuclear Emergency”.  Abbiamo scelto simbolicamente la Puglia perché - rifiutando il nucleare con una legge regionale – ha dimostrato di avere una visione illuminata del suo futuro energetico. Tutte le Regioni devono seguire questo percorso “ Per dare corpo a queste dichiarazioni lo stesso Greepeace  ha consegnato le 75.000 firme contro il nucleare.”

Adesso l’iniziativa mette in luce che : “Tutti i governatori appena eletti hanno dichiarato in campagna elettorale di non volere il nucleare nelle proprie regioni. Sette – Nichi Vendola (Puglia), Vasco Errani (Emilia Romagna), Enrico Rossi (Toscana), Gian Mario Spacca (Marche), Catiuscia Marini (Umbria), Vito De Filippo (Basilicata), Claudio Burlando (Liguria) – hanno detto di essere contrari ai piani nucleari del governo. Gli altri sei – Renata Polverini (Lazio), Roberto Cota (Piemonte), Roberto Formigoni (Lombardia), Luca Zaia (Veneto), Stefano Caldoro (Campania), Giuseppe Scopelliti (Calabria) – hanno dichiarato che comunque la loro regione non avrebbe ospitato una centrale. “.

A questo punto almeno nelle intenzioni dichiarate ogni Regione non dovrebbe ospitare nessuna centrale nucleare, nonostante il decreto del governo e la controversa matassa sulle competenze che dovrebbe sbrogliare la Corte Costituzionale, indicando il vero soggetto pubblico Stato o Regione che ha competenza in materia.

Andrea Lepore – responsabile della campagna antinucleare di Greenpeace – dice: “i risultati elettorali delle regionali sono definitivi. Con “Nuclear Lifestyle” abbiamo fatto sentire ai candidati la nostra voce contro il nucleare. In più di 75mila persone hanno firmato il nostro appello e su Radioattiva hanno lasciato migliaia di messaggi. I “manifesti taroccati” e le attività in piazza sono servite a svelare l’ipocrisia nucleare di alcuni candidati. Ed è nato il collettivo degli “Artisti contro il nucleare”, con una canzone-manifesto contro il ritorno del nucleare in Italia”.

Questo ha prodotto dei risultati e – continua Lepore – “ Le promesse della campagna elettorale non sono parole al vento. Sono impegni. I cittadini hanno votato nella consapevolezza che il territorio in cui vivono non sarebbe stato umiliato e messo a rischio dalla realizzazione di una centrale nucleare. Perciò “Nuclear Lifestyle” non si ferma qui. Dobbiamo mantenere alta la pressione sui nuovi governatori, affinché rispettino i propri elettori, opponendosi a qualsiasi tentativo del governo di portare il nucleare nelle loro regioni.

Gli ambientalisti di Greenpeace a quanto sembra non si fermano qui, e sembra che troveranno altri consensi nel continuare la loro battaglia.

Giorgio De Santis

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