GLI ANIMALISTI DEL BLITZ A MONTICHIARI: ABBIAMO TROVATO UNA FAMIGLIA PER I CUCCIOLI.

 

Stanno tutti bene. E non li troveranno mai». Giacomo e Molly corrono incontro a Irene in un giardino, uno qualsiasi tra la Liguria e la Francia, si rotolano come fanno i cuccioli alla loro età, hanno una passione sfrenata per le caviglie, e l’ossessione per i lacci delle scarpe. Ma Giacomo e Molly, che poi non sono neanche i loro nomi, sono «oggetto di reato»; insieme ad altre decine di cani Beagle sono stati rapiti, rubati, salvati – a seconda dei punti di vista – dal blitz animalista contro Green Hill, l’allevamento a Montichiari che «produce» cavie da laboratorio. Irene e Maria fanno parte dello «Squadrone animalista», una delle tante associazioni che costellano il mondo dell’animalismo, più simile all’Animal Liberation Front (Alf) che all’Enpa, per capirci: attivisti disposti a tutto per portare via animali da situazioni di maltrattamento o come in questo caso da un allevamento, o ancora dai laboratori per la sperimentazione.

Tutti i cani portati via da Montichiari il 28 aprile (alcuni dicono trenta altri settanta) «adesso hanno una famiglia che li terrà per sempre. Non sono adottabili perché non ci fidiamo. Lo sai che tre sono stati già restituiti ai proprietari di quel lager?». Per questo motivo sono stati necessari tre giorni, quattro passaggi e telefonate «ponte» per trovare chi, alla fine della catena, potesse «garantire» che la visibilità sul giornale non facesse arrivare i carabinieri a riprendersi i cuccioli. «E’ l’unico motivo per il quale siamo così diffidenti. Abbiamo paura per loro, non per noi: la galera è l’ultimo dei problemi».

 

E poi il ricordo di quel giorno: «Quello che dicono non è vero. Non abbiamo premeditato nulla, noi siamo andati là come sempre per protestare». Irene è quella che studia le leggi, ascolta tutti i pareri in tv e ha i contatti con scienziati ed esperti contro la vivisezione. Ti guarda sempre con l’aria di chi in fondo non si fida proprio tanto di quelli che non si sa se stanno dalla sua parte oppure no, ma ci tiene a dire: «Non siamo sprovveduti, sappiamo rispondere a tutte le domande». Allora mentre Giacomo scava intorno ai gelsomini chiediamo: se un vostro familiare fosse malato e per curarlo fosse necessario sperimentare su un animale? «Parliamoci chiaro – attacca Irene -, ormai le cure fondamentali ci sono e i sistemi per trovare farmaci senza vivisezione pure. Anche Umberto Veronesi ha detto che ha ridotto al limite la sperimentazione animale. Ma ti sembra che io abbia lo stesso sistema gastrointestinale di un topo?». In effetti.

 

Tornando a Giacomo e Molly il racconto di Maria si fa meno scientifico e più «visionario», guardiamo le foto sul computer «che non possiamo darti perché si riconoscono i volti e oggi (ieri per chi legge; ndr) ci sono stati altri dieci indagati. Sono stati momenti incredibili quando siamo entrati in quel lager». Ma non vi hanno fermati gli agenti? Non si sono accorti di quello che volevate fare? Uno sguardo d’intesa tra Maria e Irene e poi la prima riprende: «Non vogliamo mettere nei guai nessuno, diciamo che alcuni sono riusciti ad entrare e tutti nello stesso momento abbiamo voluto la stessa cosa: salvare più cani che potevamo. E’ stato un miracolo». I cuccioli sono usciti nascosti nelle giacche, sotto le maglie. Poi la corsa sul pullman e lì altre foto, con i musi in primo piano e dietro un signore che avrà superato i settanta con un basco nero.

 

E lui chi è? «E’ “il generale” – sorride Maria -. Lui ha una visione del mondo, ci guida». Poi ancora foto ricordo dei cuccioli in viaggio. Ma come farete con loro, con le visite veterinarie? «Tutti quelli che hanno i cuccioli hanno anche altri animali, quindi i veterinari non fanno domande particolari, faranno i vaccini e le visite come fanno con tutti i cuccioli». Superato anche il problema del micro-chip, «alcuni hanno un tatuaggio sull’orecchio. Se altri hanno il micro-chip lo faremo togliere da persone di fiducia». Ma la «lotta è solo cominciata» e domani la «Giornata mondiale contro la vivisezione» diventa «contro Green Hill», con mobilitazioni anche davanti alle ambasciate italiane all’estero per chiedere la chiusura dell’allevamento di Montichiari. Perché proprio l’8 maggio? Perché mercoledì alla XIV Commissione del Senato verranno presentati gli emendamenti al testo dell’articolo 14 per il recepimento della Direttiva Europea sulla sperimentazione animale. «Il timore è che vincano le pressioni delle case farmaceutiche». Giacomo e Molly si sono addormentati su un gradino. E a vederli così è difficile pensare che la cosa giusta, per legge, sarebbe restituirli.

 

 

ANTONELLA MARIOTTI

torino

Fonte : http://www3.lastampa.it/lazampa/articolo/lstp/453386/

 

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