DIRITTO DI ASSISTENZA SOCIO SANITARIA, OBBLIGO DELLE AMMINISTRAZIONI A RISARCIRE LA CONDIZIONE DI DISABILITA’.

Quasi  il 10 per cento della popolazione mondiale, equivalente a 650 milioni di persone, ha problemi di disabilità. Queste stesse persone, in tutto il mondo affrontano ostacoli alla partecipazione sociale, barriere architettoniche, pregiudizi culturali, negazione dei diritti umani e civili. Spesso la condizione di disabilità, si accompagna alla condizione di povertà, infatti l’ottanta per cento delle persone con disabilità (più di 400 milioni di persone) vive nei paesi poveri: disabilità e povertà quindi, sono strettamente legate e sono ciascuna la causa dell’altra. I due ambiti in cui è più grave la compressione dei diritti della persona con disabilità sono l’istruzione e la salute. Il novanta per cento dei bambini con disabilità dei paesi in via di sviluppo è escluso dalla scuola. Circa 20 milioni di donne sono disabili a causa di complicazioni della gravidanza o del parto.

Di questa materia, si sono occupate le Nazioni Unite, le quali insieme alla comunità globale hanno il compito di assicurare che ogni opera, istituzione, servizio di qualunque genere rivolto al pubblico siano pienamente inclusivi verso le persone con disabilità. Anche gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio devono essere inclusivi: essi non potranno infatti essere mai raggiunti se le persone con disabilità non vi saranno incluse, sia come beneficiari che come attori in prima persona del cambiamento sociale.  In questo senso, per sensibilizzare le coscienze a livello planetario è stata indetta “La Giornata internazionale delle persone con disabilità” che è stata anche un’occasione per rinnovare l’impegno per la ratifica e la piena implementazione della Convenzione sui Diritti delle Persone con disabilità.

In Italia la Corte di Cassazione ha dato ragione a parenti di un disabile, i quali   erano stati costretti costretti a rivolgersi ad una struttura gestita dal Comune, sostenendo però le spese di tasca propria. Ma la Corte ha dato loro ragione, negata nei primi gradi di giudizio, con questa motivazione: “Il diritto all’assistenza socio-sanitaria del disabile è un diritto assoluto ed inviolabile che, pur non potendo godere di un regime di riconoscimento automatico, non può subire limitazioni od impedimenti dovuti ai procedimenti amministrativi relativi al suo formale riconoscimento, una volta che sia accertata, in concreto, l’esistenza e la gravità dell’handicap, posto che, in virtù di un’interpretazione costituzionalmente orientata, ai sensi degli art. 2 e 32 Cost. della normativa di settore e sulla base dell’esame delle fonti costituzionali europee (la Carta di Nizza, applicabile “ratione temporis”, attualmente trasfusa nel Trattato di Lisbona, definitivamente entrato in vigore il 2 dicembre 2009 ), può desumersi che nell’Unione europea è garantito un alto livello di protezione della salute umana e che la solidarietà sociale è un principio interpretativo immanente, a livello europeo, della normativa interna”.

Pertanto, le somme eventualmente anticipate dal privato – come nel caso esaminato -  per agevolare l’inserimento, del portatore di handicap, in struttura assistenziale (casa famiglia), indicata dai servizi socio sanitari comunali, proprio in considerazione dell’accertamento della gravità della disabilità, non possono essere negate a chi le ha versate a causa della mancata conclusione del procedimento amministrativo relativo al formale riconoscimento di tale condizione, posto che l’insorgenza del diritto alle prestazioni socio sanitarie deve essere fatto risalire alla data del verificato accertamento della condizione di grave handicap che ha determinato l’attivazione dei servizi pubblici di sostegno.

Questo diritto, trova quindi riscontro anche a livello internazionale, in favore della condizione di disabile, infatti viene ribadito che: “Uno degli obblighi fondamentali previsti dalla Convenzione è che la legislazione nazionale deve garantire il pieno godimento dei diritti elencati nella Convenzione. La sua ratifica da parte degli stati non può dunque rimanere formale, ma deve obbligatoriamente tradursi in un processo teso a rendere pienamente inclusiva tutta la legislazione di ogni stato aderente.

Non solo: gli Stati, debbono rendere concreti i diritti e creare le condizioni per la fruizione, infatti dovranno impegnarsi ad attuare politiche, programmi e pratiche che abbiamo un impatto reale e misurabile sulla vita delle persone con disabilità.

E’ fondamentale garantire alle persone con disabilità e alle loro organizzazioni la piena partecipazione alla vita politica, attraverso istituzioni che includano i loro rappresentanti nei meccanismi della vita politica nazionale e locale.

La Giornata – che si è tenuta il 3 dicembre – mira a promuovere una comprensione del tema della disabilità e sostenere il riconoscimento della dignità, dei diritti e del benessere delle persone con disabilità. Ha come scopo primario, quindi quello di ad aumentare la consapevolezza dei vantaggi offerti alla società dall’integrazione delle persone con disabilità in ogni aspetto della vita politica, sociale, economica e culturale.

Giorgio De Santis

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