copertina-singolaA3UN LAVORO CORALE ALLA RICERCA DELLE OCCASIONI PERSE E DI QUELLE DA COGLIERE.

“VITE SICURE”  VIAGGIO TRA STRADE E PAROLE

Raccontarsi è ripercorrere con la memoria il cammino svolto e per “Vite sicure” è un processo ingarbugliato perché si tratta di un lavoro che definirei non-finito per sua stessa natura. E’ un’opera in corso il cui valore aggiunto sta soprattutto nel non detto, negli spunti che suggerisce e che lo rendono più vivo e superato ad un tempo. E’ questo lo spirito che mi ha guidata e il dibattito in occasione della sua prima presentazione pubblica ne è stato la dimostrazione: è un saggio corale, che pone domande, avanza critiche e solleva problemi, cerca di aprire nuove porte. Solo l’idea non è stata mia, nel senso che non avrei mai pensato di scrivere un libro sui temi dei quali mi occupo professionalmente. Alla scrittura creativa avevo pensato immaginando una raccolta di poesie, scritti per il teatro, lasciando la sicurezza stradale a dibattiti, convegni e articoli. E’ stato un giovane editore che ha fondato Edizioni della Sera, Stefano Giovinazzo, che mi ha conosciuta sul campo, a cercarmi per chiedermi se avessi avuto interesse a scrivere un saggio in tema di comunicazione sulla sicurezza stradale. Credo di aver risposto automaticamente di sì.

E’ stato un viaggio a ritroso e poi di nuovo rivolto avanti, verso il futuro, in compagnia dei protagonisti che con me in questi anni si sono cimentati in questo mondo. Ho cercato di far parlare le diverse voci e di cercarne di nuove. Fin dall’inizio ho escluso l’idea che potesse diventare una guida, un manuale anche se ho provato a  lavorare con metodo didascalico, per consentire un’alfabetizzazione minima.

Il tentativo è stato di coprire per cenni i vari risvolti della comunicazione che interessano la sicurezza stradale, fornendo qualche indicazione di orientamento e una chiave che due lettori d’eccezione – voci del libro – il Professor Alessandro Bianchi (già Ministro dei Trasporti nel Governo Prodi) e l’onorevole Mauro Fabris, Presidente del Comitato scientifico della Fondazione Filippo Caracciolo ACI – hanno definito gentile quanto forte, senza far sconti a nessuno.

Mi sono fatta accompagnare nel viaggio dai miei colleghi cercando di toccare i diversi media, dalla voce alle associazioni delle vittime, a quelle dei consumatori, alle istituzioni (a cominciare dall’ACI e dal Ministero delle Infrastrutture e Trasporti), fino alle associazioni d’impresa per ricostruire che cos’è successo dopo il 2000.

Certamente il III Programma europeo per la sicurezza stradale del 2001 è stato il punto di svolta. Per la prima volta, dopo anni sonnolenti, si è scelto un messaggio preciso, forte e chiaro, e soprattutto con un obiettivo misurabile: il dimezzamento delle vittime al 2010. L’obiettivo purtroppo è stato disatteso ma l’accelerazione c’è stata e anche i politici si sono sentiti chiamati in causa. Che cos’è successo poi?

Riassumendo posso dire che la sicurezza stradale da notizia di cronaca locale, “nera” per lo più o argomento per la stampa specializzata è diventata un argomento di giornalismo politico e sociale. D’altra parte è stata la scommessa di coniugare il profilo tecnico, indispensabile per chi vuole occuparsi di sicurezza stradale con l’aspetto di attualità che mi ha attirata e convinta a concentrarmi su questo settore. D’altra parte è stata “la miopia politica a mettere le manette alla comunicazione”, per usare le parole di Fabris ed è questa una delle ragioni che spiega la scarsa attenzione della stampa alla sicurezza stradale. Finché un argomento non diventa interessante per la politica intesa in senso ampio, non attrae la stampa.

Immagine 805Qualcosa è cambiato a mio parere anche se più in superficie che in profondità. Nel senso che ormai la sicurezza stradale ‘fa tendenza’ ma ancora la comunicazione, ancorché efficiente non sempre è efficace. Quello che cerco di sollecitare con il mio libro è che vale la pena incuriosire la stampa sull’argomento rendendolo un tema di attualità tra gli altri perché tocca aspetti della vita quotidiana di tutti visto che l’incidentalità è una ‘calamità democratica’ che tocca tutti trasversalmente.  Interessa infatti gli stili di vita, i flussi di traffico che individuano le abitudini di una comunità, la scelta di un mezzo di trasporto piuttosto che di un altro, il consumo irresponsabile di alcol e droga e in ogni caso la difesa della vita.

E’ singolare che si siano investiti fondi smisurati per l’ambiente in nome della sicurezza e tutela della vita, si siano dedicate trasmissioni televisive alla sicurezza sul lavoro ma non si pensi ad esempio che il 52% degli infortuni o delle morti bianche siano per lo più riconducibili a incidenti stradali. Non si ha abbastanza paura degli incidenti stradali perché camminare, andare in bicicletta o in auto ci sembrano azioni banali. Ho voluto suonare una sveglia non di semplice denuncia ma per cercare le cause e quindi la cura mirata a riparare il danno.

Un ultimo accenno a mio parere lo merita la comunicazione della Chiesa che si erge a difensore della sacralità della vita ma a volte rischia l’astrattezza e la mancanza di attualità. Serve un impegno in prima linea forte su temi concreti e per fortuna qualche voce fuori dal coro esiste ed è da lì che occorre ripartire. “Vite sicure” è come una cattedrale medioevale che vale non per l’opera finita, che poi nel tempo viene rimaneggiata, arricchita e demolita, ma per il lavoro e la vita collettivi che a quei tempi dava vita ad una comunità intorno al cantiere.

Ecco perché credo che questo saggio possa diventare il primo capitolo di una nuova opera, anche in forma diversa e mi spiego. Proprio nei giorni della presentazione, la scorsa settimana, è morta a Roma una ragazza, Federica Lupi, minorenne a bordo della sua mini car e questo ha acceso un confronto vivace sull’argomento in occasione della presentazione del mio saggio. L’indomani su ’ “Il Messaggero” ho letto che stava frequentando il liceo classico e che avrebbe voluto fare la giornalista. Mi è sembrato un segnale da non trascurare. Ho deciso di dedicare “Vite sicure” a Federica. Non sarà più solo un titolo di un libro ma spero che diventi un Premio giornalistico per giovani che vogliano impegnarsi in una comunicazione per la sicurezza a difesa della vita. La prima tappa è sulla strada. Il mio auspicio è di trovare tanti compagni di viaggio.

Ilaria Guidantoni

ILARIA GUIDANTONI

VITE SICURE

VIAGGIO TRA STRADE E PAROLE

SAGGI – EDIZIONI DELLA SERA DI GIOVINAZZO STEFANO

2010 – PRIMA EDIZIONE MARZO 2010

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