IL CAPPELLO COL TRUCCHETTO.

 

 

Spesso i giornali sono fonte di aggiornamenti culturali e conoscenza oltre a essere il veicolo principale d’informazioni quotidiane; le pagine culturali sono sempre una scoperta per il lettore avido di sapere.

Con queste premesse, finalmente si direbbe, sarebbe stato possibile fare luce circa l’etimologia di un’espressione colloquiale utilizzata dai cronisti sportivi inglesi durante le partite di calcio, e la sua traduzione in lingua italiana.

Vediamo.

Dentro la cornice di un’iniziativa promozionale letteraria del Corriere della Sera a pagina 48 del 31 Maggio si legge – all’inizio dell’articolo di Dario Fertilio – ll seguente incipit: “Un’ antica tradizione scozzese prescrive al gentiluomo di cimentarsi, almeno una volta in vita, nel cosiddetto Hat Trick, ovvero il «Trucco del cappello»: si deve essere capaci di abbattere un cervo, cacciare una pernice e pescare un salmone lo stesso giorno, nell’ arco di tempo compreso fra l’ alba e il tramonto”.

Nel gergo sportivo britannico, il “trucco del cappello” (Hat Trick) viene tradotto in italiano come “tripletta”, cioè segnare tre reti nella medesima partita dallo stesso giocatore; tale prodezza viene segnalata con la stessa espressione anche in altri sport tipici del mondo anglo-sassone, come il cricket e il football americano; quest’ultimo nella sua versione canadese in quanto adattamento oltreoceano dell’originale Rugby in un contesto più pertinente al Commonwealth Inglese.

Addentrandoci nell’articolo, si hanno pregevoli descrizioni e considerazioni circa il concetto dell’essere succinti nei romanzi brevi, l’oggetto della promozione dell’articolo: ma l’impresa del “trucco del cappello” si esplicita solo nell’essere capaci di scrivere un romanzo breve “nell’arco di una giornata, dall’alba al tramonto” e rendere il lettore partecipe dello stesso sentire.

Il lettore è così assorbito dallo stato d’animo del romanziere, che non ha la minima voglia di smettere di leggere velocemente il “corto” nell’arco di una giornata.

Il “trucco del cappello” perciò, – nella versione personalissima di Fertilio – viene applicato solamente alle prodezze letterarie, dove in verità l’espressione appartiene esclusivamente al gergo dello sport; difficilmente si potrebbe parlare di “tripletta” contestualmente al mondo letterario.   

Ora, ci si potrebbe chiedere cosa c’entri il cappello con la tripletta.

L’immagine di un giocatore che riesce a segnare tre reti nella stessa partita, farebbe pensare più ad un illusionista che affascina la squadra avversaria con prodezze calcistiche simili anche in altri sport come detto prima, e dunque l’etimo suscita immagini più vicine al “trucco” inteso come gesta imprevedibili tipiche di un mago che fa uscire animali dal cilindro (hat), appunto.

Ma il senso figurato della capacità di “abbattere un cervo, cacciare una pernice e pescare un salmone lo stesso giorno, nell’ arco di tempo compreso fra l’ alba e il tramonto” giustifica l’impresa sportiva (in questo caso venatoria), solamente nella sua “triplicità”.

Detto questo perciò, un’indagine approfondita circa le fonti s’impone.

Prendendo per buono quanto descritto da Fertilio, e con la tecnologia a disposizione adesso, una ricerca fatta su Google o Wikipedia rivela quanto segue:

“Da dove viene il termine ’hat trick’? Il primo sport collegato ad esso è il cricket.

Dal 1870 in poi, i ’trucchi del cappello’ sono menzionati nella letteratura del cricket; per esempio in questo pezzo dal James Lillywhite’s Cricketers’ Annual 1877: ‘Avendo in una sola circostanza difeso la porta per sei turni in sette lanci, dunque portato a termine un hat trick con buon esito.’

“Mentre ciò non definisce cosa esattamente sia un ‘hat trick’, i matematici fra di voi avranno notato che, difendere la porta per sei turni in sette lanci, un lanciatore deve per forza difendere la porta per almeno tre turni consecutivi. Secondo la teoria – e non esistono documentazioni precise - se un lanciatore eliminava tre battitori di fila, una colletta veniva fatta, e il ricavato era usato per comprargli un cappello nuovo. Oppure, un cappello veniva passato in giro con i soldi della colletta e il lanciatore se li intascava.

Questo spiega il ‘cappello’. Ma perché il ‘trucco’ esattamente?

“L’impresa del ‘trucco del cappello’ è difficile e piuttosto rara nel cricket, ci sono stati soltanto 37 hat tricks nella storia degli incontri internazionali di cricket, e il ‘trucco’ non sembra essere una descrizione pertinente.

Cosa possa aver in realtà influenzato la scelta delle parole fu l’improvvisa popolarità dei prestigiatori sul palco che facevano i ‘trucchi del cappello’, immediatamente precedente l’uso della parola nel campo del cricket per la prima volta. 

I ‘trucchi del cappello’ erano gli oggetti – tipicamente conigli, mazzi di fiori, fazzoletti colorati legati tra di loro etc. – tirati fuori dal cilindro del prestigiatore; trucchi comuni oggi, ma nel 1860 erano una novità. Non si sa chi li ha inventati”.

Sempre dalla stressa fonte (www.phrases.org.uk) troviamo anche un’altra possibile origine dell’etimologia: “il termine era inoltre tipico del ‘teatrino della politica’ (sic), dove i parlamentari della Regina Vittoria ’facevano il trucco del cappello’ ogni volta che volevano prenotare una poltrona nella Camera dei Comuni (House of Commons), lasciandoci sopra il proprio cappello a cilindro”.

Ancora, dal sito www.etymonline.com  leggiamo: 

“Hat trick. 1879 originariamente dal cricket, ‘tre turni di difesa in tre lanci’ applicato anche ad altri sport (specialmente hockey su ghiaccio) 1909 circa. Presumibilmente perché il lanciatore riceveva di diritto un cappello del club che onorava l’impresa (o gli dava il diritto di passare il cappello per una colletta di denaro), ma anche influenzato dall’immagine del prestigiatore che tira fuori cose dal cappello. (testimoniato nel 1876)”.

In un terzo – e blasonato – sito (www.bbc.co.uk) Roger Woodham ci istruisce in questo modo:

“Un Hat trick era originariamente messo in scena da un prestigiatore al circo o ad uno spettacolo di varietà. Il prestigiatore tirava fuori conigli o altri oggetti impossibili dal cappello a cilindro come per magia.

“In un contesto sportivo, venne usato per la prima volta nel gioco del cricket per descrivere un’improbabile situazione in cui un lanciatore difendeva la porta per tre turni successivi: ciò dava diritto al lanciatore di passare un cappello in giro per il campo per una colletta di denaro, oppure gli veniva regalato un cappello del club di appartenenza.

Tale uso si diffuse rapidamente al football per descrivere tre reti segnate dalla stessa persona in un incontro di calcio”. (In Italiano la “tripletta”, appunto).

Insomma, giratela come volete ma ”abbattere un cervo, cacciare una pernice e pescare un salmone lo stesso giorno, nell’ arco di tempo compreso fra l’ alba e il tramonto”, proprio non c’entra; o quantomeno c’entra solo con la caccia. Niente cappelli di club di cricket, niente cilindri da prestigiatore.  

A meno che Dario Fertilio non abbia una fonte d’informazioni estremamente approfondita e segreta, allora sarebbe quantomeno interessante sapere dove ha attinto le notizie circa l’origine del modo di dire.  

Se, di contro, ha attinto solo dalla sua fertilissima fantasia, (Fertilio continua l’articolo infatti scrivendo: “da ragazzo, la possibilità di una simile sfida accendeva la mia fantasia”), allora la deontologia professionale giornalistica è in serio pericolo, non foss’altro perché l’utilizzo delle pagine dei giornali che pubblicano notizie inventate risulta piuttosto imbarazzante sia per chi scrive tali notizie, sia per chi le pubblica, tralasciando indagini approfondite circa le fonti.
Niente di nuovo si dirà: i quotidiani della macchina del fango del premier hanno il compito principale di demolire l’immagine pubblica di chi combatte il regime berlusconiano, con la pubblicazione di deliri frutto di menti sconvolte dal terrore sotto ricatto del berlusconismo.

Ma le falsità che gli stessi media si industriano facendo, nel lapalissiano tentativo di manipolare la buona fede del lettore, sono parte della “macchina del consenso” di Chomskyana memoria.

Chomsky vide giusto moltissimi decenni prima che il Gelliano “piano di rinascita democratica” piduista venne messo in pratica: prima di Internet; di Facebook; Twitter e Youtube.

Il “trucco del cappello” - nel senso più meramente spettacolare di far vedere la realtà nella sua essenzialità - lo fece Chomsky.

Ma il pubblico non capì o non volle capire.

Profetico Chomsky.

 

Marco Rossi.

 

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