CARTA VINCE, CARTA PERDE,, CARTA VINCE, CARTA PERDE……..ITALIANIIII !!! 

 

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Anoilaparola, che rimane autonoma e indipendente.

 

Il 7 maggio 2012 L’Unità diventa fisicamente uguale al Fatto Quotidiano dopo anni di riduzione in formato, e sovrapponendo la copia dell’Unità sulla copia del Fatto Quotidiano è identica.

Sullo tsunami Beppe Grillo però, la linea editoriale diverge diametralmente. Il direttore Claudio Sardo attacca il Fatto Quotidiano con un suo editoriale il 10 maggio del titolo “Chi non vuole cambiare” scrivendo: ”è falso dire che alle recenti elezioni amministrative «hanno perso tutti i partiti e ha vinto Grillo». È falso perché il Pd si conferma la prima forza nazionale e, pur con le sue serie difficoltà, il perno di un centrosinistra  oggi nettamente prevalente. Mentre invece Pdl e Lega sono divisi e in rotta, e il Terzo polo non riesce a catalizzare il voto moderato. È falso perché Grillo, nonostante il grande balzo di consensi, soprattutto al Nord, è da tempo il capo di un nuovo partito (che intende crescere approfittando proprio del fatto che il Movimento 5 stelle non vince e che può presentarsi come l’alternativa più radicale a chi governa). La tesi è falsa, ma soprattutto è insopportabile il suo contenuto ideologico: i partiti sono tutti uguali, la politica è inutile o dannosa, il conflitto sociale è negato o comunque gli viene negata una legittima rappresentanza nelle istituzioni.

Tutto è ridotto a politologia, come se non fosse la drammaticità della crisi il primo fattore di sfiducia e di apprensione nelle famiglie e nei ceti più deboli. Non stupisce che questa teoria sia propagandata, con un coro perfettamente intonato, da Libero, dal Fatto Quotidiano e dal Giornale: purtroppo, nel dibattito pubblico sono entrate così tante tossine di destra da erigere a maestri il Berlusconi e il Bossi dei primi anni 90 (proprio nel momento in cui vengono pensionati). Anche loro dileggiavano la politica e i partiti, anche loro si mostravano come non-politici e come non-partiti: sono poi diventati l’antipolitica di governo”.

Equiparare il Fatto Quotidiano - un giornale “a sinistra della sinistra” -, accomunarlo con le “tossine di destra”, e con i due quotidiani (Libero, il Giornale) espressione della più becera ed aggressiva coalizione para-fascista, non fa altro che giocare a favore della facile demagogia criticata da l’Unità stessa, che incidentalmente adesso vede il formato del Fatto Quotidiano come metro di paragone nella sua espressione cartacea.

Ma il panorama è reso ancora più fumoso se si prende in considerazione con quale disinvoltura oggi come oggi si tenda ad un costante rimescolamento delle carte con giochi di prestigio che aumentano la confusione.

Dove si collocherebbe il “Grillismo” allora? A destra? Centro? Sinistra? O agli estremi radicali sia di destra che di sinistra?

Recentemente la Rai ha mandato in onda un film dal titolo “La Rosa Bianca”, cioè la storia di in gruppo di studenti universitari cristiani tedeschi che si opposero in modo nonviolento al regime della Germania nazista. Il film “narra, in maniera aderente alla realtà dei fatti accaduti, la cattura, la breve prigionia, il processo e la condanna alla pena capitale subìti da Sophie Scholl e da suo fratello, oltre che da un loro amico, accusati di cospirazione contro il regime di Adolf Hitler”, secondo Wikipedia.

Nella lunga sequenza dell’interrogazione, l’investigatore nazista Robert Mohr, avendo scoperto l’attività anti-regime di Sophie Scholl, la convoca nel suo ufficio per sentirla.

Colpisce il lavoro degli sceneggiatori del film che rappresentano Robert Mohr come un uomo isterico e totalmente esaltato nella sua posizione di assoluto potere sulla studentessa che utilizza un linguaggio incredibilmente paternalistico verso di lei; Sophie confesserà, ma non cederà di un millimetro: Mohr la condannerà a sottoporsi ad un processo-farsa popolare che decreterà la sua morte mediante ghigliottina – come purtroppo alla fine avverrà.

Inquietanti analogie queste con il quasi ventennio italico berlusconiano, con l’allora presidente del Consiglio che per la prima volta nella storia della Repubblica Italiana ha aperto le porte al neo-fascismo e che utilizzava lo stesso linguaggio paternalistico e di supponenza con tutti, anche in situazioni formali tipo vertici della Comunità Europea dove la massima esposizione mediatica rendeva l’ex-rappresentante del governo nazionale lo zimbello della comunità Europea ed internazionale: Berlusconi con un fascistissimo “me ne frego” continuava ed usare il Parlamento in suo potere come l’appendice delle sue aziende, imponendo leggi su misura per evitare il carcere e facendo precipitare il Paese in un abisso dal quale ad oggi non si vede la benché minima via d’uscita.

Le carte sono truccate: ne danno prova due articoli dell’International Herald Tribune che, sebbene a distanza di quasi un anno, e con situazioni politiche divergenti mostrano come sia negli Stati Uniti che in Italia, “la destra gioca a fare la sinistra e la sinistra, la destra”.

Il 9 settembre 2011 Anand Giridharadas scrive un editoriale in seconda pagina dal titolo “Alcune idee di Sarah Palin attraversano la linea di demarcazione politica”, e illustra come la politica teorizzata dalla maggiore esponente dell’estrema destra Americana, potrebbe essere facilmente scambiata – con le dovute riserve ovviamente – per idee propugnate dal guru dell’estrema sinistra USA Noam Chomsky.

(…) “Sarah Palin collegava tre punti.

Primo: che gli Stati Uniti sono governati da una “classe politica permanente” estrapolata da entrambi i partiti, sempre più tagliata fuori dai problemi della gente comune.

Secondo: che tali partiti (quello Repubblicano, e quello Democratico) si sono alleati con i maggiori comitati d’affari per convenienza reciproca creando quello che lei chiama “capitalismo aziendale degli amici”.

Terzo: che la linea di demarcazione della politica Americana non sarebbe tra i nemici e gli amici del Governo Forte, ma tra i nemici e gli amici di immense, remote, inspiegabili istituzioni (sia pubbliche che private).

Appoggiando il primo punto, circa la classe politica permanente, attaccava la tendenza di entrambi i partiti che, parlando di tagli della spesa pubblica, spendevano invece sempre di più, alimentando lo stato d’ansia della gente ridimensionando il credito verso il basso; loro però le vacanze se le facevano comunque.

Attaccava chi, arrivato a Washington da umili origini improvvisamente diventava ricchissimo in un modo o nell’altro, e faceva osservare che le 7 province Americane su 10 più ricche, erano guarda caso nei sobborghi della capitale.

Il secondo punto, circa il denaro in politica, aiuta a spiegare il primo. La classe permanente rimane al potere perché si posiziona tra due punti di svolta profondi; il denaro speso dal governo e  quello speso dalle società più importanti per assicurarsi delibere governative per aiutare quest’ultime a fare più soldi. ‘Sapete perché le cose stanno sempre allo stesso punto?’ ha detto riferendosi ai politici: ‘perché hanno prosciugato tutto. Hanno un sacco di bocche da sfamare – un sacco di lobbisti con un sacco di interessi reciproci, e se ne approfittano per divertirsi e far soldi’. 

E visto che nel suo partito il dibattito circa la deregolamentazione finanziaria in politica e la liberazione dai lobbisti è su vasta scala, queste parole vengono considerate come un sacrilegio in certi ambienti.

Il terzo punto colpisce ancora di più: in contrasto con i peana radicali sul capitalismo ed il libero mercato da parte dei candidati Repubblicani alle cui fila deve ancora unirsi, lei ha cercato di far una distinzione tra capitalismo buono e quello cattivo.

Quello buono, secondo lei, è quello dei piccoli imprenditori che rischiano - o la va o la spacca - in un marcato in forte agitazione; quello cattivo è quello delle megaimprese ben ammanicate che sfruttano i salvataggi finanziari, evadono le tasse, e fanno profitti enormi senza creare posti di lavoro.

Stranamente dice cose che potrebbero piacere alla sinistra USA, se non fosse che le ha dette Sarah Palin.

‘Questo non è il capitalismo di uomini liberi e liberi mercati, innovazione, duro lavoro ed etica, di sacrifici e rischio’ ha detto parlando del ”capitalismo degli amici”, e aggiunge: ‘è la collusione tra governo forte, grosse imprese e alta finanza, a detrimento di tutto il resto – i piccoli imprenditori; è uno schiaffo in faccia a loro, i veri imprenditori, quelli che creano il 70 percento dei posti di lavoro in America’”.

Tornando su lidi italici e quasi un anno dopo Elisabetta Povoledo sempre sullo stesso quotidiano, il 18 maggio 2012 invece riferisce dell’inaspettato successo elettorale del Movimento 5 stelle da Garbagnate Milanese: (…) ”I commentatori politici erano tentati di licenziare il movimento di Beppe Grillo come un voto di protesta nazionale contro gli interessi arroccati, non troppo diverso dai movimenti di dissenso in altre parti d’Europa, dai Pirati in Germania ad Alba dorata dell’estrema destra Greca.

Ma i membri del movimento respingono tale caratterizzazione, e diffondono l’agenda: una piattaforma ambientalista, anti-consumista,  pro-istruzione, con variazioni articolate localmente; le sedi locali decidono in autonomia quale problema va enfatizzato per poi eleggere un/una “portavoce” per rappresentare le idee in campagne elettorali.

‘La novità è l’uso del Web come circoscrizione elettorale, come idea di una nuova democrazia, con relazioni dirette tra eletti ed elettori’ dice Fedrico Fornaro, uno storico che ha pubblicato scritti sul Movimento 5 stelle, e aggiunge: ‘un modello di partito in franchising’. (…) ‘Appena c’è una gerarchia, questa crolla’ avverte Gianluca Perilli, un membro di Roma del movimento: ‘I partiti politici sono il cancro della politica’. Trovare un messaggio comune da trasmettere all’elettorato metterà alla prova il collante di questo movimento iper-politico, che rifiuta di auto-definirsi attraverso etichette ed elabora posizioni politiche via siti online ‘dove tutti contano singolarmente’. (…)

Beppe Grillo è felice di ammettere che il movimento è un “lavori in corso”, ed insiste di non fare nessuna discriminazione – e meno che meno di essere il guru, come i suoi critici lo hanno etichettato. (La sua organizzazione solamente esamina attentamente i candidati per assicurarsi che abbiano la fedina penale pulita, dice).

Tuttavia, è innegabile che le dichiarazioni del comico creino scompiglio ad intervalli regolari all’interno del movimento – Grillo auspica, per esempio, l’abbandono dell’Euro da parte dell’Italia e sostiene altresì che i politici si facciano processare da una giuria popolare: ‘nessuna pietà’, dice il popolo’. ‘Inoltre Internet non perdona, avendo un sistema di controllo interno’, sostiene Gianroberto Casaleggio, consulente Web addetto all’immagine online di Beppe Grillo, e dice anche: ‘se sei credibile e popolare come Beppe Grillo allora il tuo messaggio ha grande diffusione sul web; è un movimento Calvinista: se perdi credibilità allora il messaggio non ha futuro’”. (…)

Il “Grillismo” con un capo carismatico che nega di esserlo e con quotidiani di centro-sinistra che, dentro questo contesto iper-politico, approfittano per associare giornali di sinistra radicale a trombettieri del delirio berlusconiano e bossiano, regalano agli estimatori dell’onestà, della correttezza, dell’essere coscienziosi, sufficiente polvere da sparo per accendere la miccia dell’esasperazione ad oltranza; e Sarah Palin con la sua personale politica dell’imbracciare il fucile per fare piazza pulita di chi non la pensa come lei, dimostra come il popolo-bue, se abbindolato, alla lunga si stufa.

La difesa del “capitalismo buono” di Sarah Palin non è che l’appendice di quello cattivo; il “Grillismo” con la totale abnegazione per un “non-guru” – che ti guarda in faccia per farti vedere la malvagità che ti sorride - sono la stessa facciata di carte giocate con disonestà e inganno.

 

 

Marco Rossi.

 

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