SMALTIMENTO DI RIFIUTI ELETTRONICI. L’ITALIA A MACCHIA DI LEOPARDO DISATTENDE LA LEGGE CHE PRESCRIVE IL RITIRO GRATUITO DA PARTE DEI RIVENDITORI DEI VECCHI APPARECCHI ELETTRONICI NEL MOMENTO DEI NUOVI ACQUISTI.

GREENPEACE PROVA A “STANARE” I RIVENDITORI E IL MINISTRO PRESTIGIACOMO.

In Italia l’applicazione delle leggi ha sempre trovato ostacoli, ritardi e comunque scuse, nel momento in cui questa applicazione andava – o va – a favore dei cittadini, oppure in difesa dei più deboli. Non c’è da stupirsi se, proprio nell’applicazione della legge fondamentale dello Stato, la Costituzione Repubblicana del 1° Gennaio 1948, vi siano stati ritardi che vanno dai 7 anni ai 42 anni.

Nel primo caso si tratta dell’ Istituzione della Corte Costituzionale, istituita infatti nel 1955, esattamente 8 anni dopo l’entrata in vigore della Costituzione, il secondo caso riguarda una delle leggi più importanti che siano mai state emesse, vale a dire la legge sulla “trasparenza amministrativa”, cioè la 241 del 1990, e successive modifiche ed integrazioni. Gli esempi sarebbero infiniti, citiamo i più eclatanti per rendere chiaro l’intento, ricordando che nelle fabbriche la Costituzione è entrata nel 1970 cioè ben 22 anni dopo l’entrata in vigore della stessa, con la legge definita “Statuto dei Lavoratori”

Sembra quindi un “male endemico”, il ritardo dell’applicazioni delle leggi.

In questo caso però la non applicazione della norma è a totale discapito del cittadino, che vuole restituire – ad esempio – il vecchio televisore o il vecchio computer, ed acquistare uno nuovo, la legge prevede che i rivenditori sono obbligati a prendere a titolo gratuito i vecchi apparecchi elettronici, ma sembra che i rivenditori italiani, non tutti per fortuna, disattendono la norma entrata in vigore il 1° luglio scorso, e cioè il D.M. 65/2010.

A stanare i rivenditori ci ha pensato “Greenpeace” che ha monitorato l’Italia del Nord, Centro e Sud ed è apparso questo quadro:

“Da anni denunciamo che gran parte delle apparecchiature elettroniche prende ancora la strada dello smaltimento in discarica, o presso inceneritori o, addirittura, dell’esportazione illegale nei Paesi in via di sviluppo. – Questo l’esordio di Greenpeace, che continua: “Con la scusa di acquistare un nuovo articolo tecnologico (pc, televisore, frigorifero, ecc.) abbiamo telefonato a nove grandi rivenditori a Milano, Roma e Napoli e ci siamo poi recati in altri tre negozi della capitale con telecamera nascosta. Ben dieci rivenditori sui dodici intervistati (quindi oltre l’80 per cento) non risultano completamente in linea con la nuova normativa.”

L’alibi di alcuni rivenditori, sta nell’interpretazione secondo cui il costo della consegna del prodotto nuovo è stato maggiorato così da includere il ritiro del vecchio articolo, come sostenuto dai commessi. In altri casi, i costi di consegna del nuovo prodotto e di ritiro del vecchio sono ancora distinti fra loro, e viene chiaramente indicato che il ritiro non è gratuito.

“Ad eccezione di Milano, – continua Greenpeace “ dove il ritiro è partito gratuitamente, a Roma e Napoli sembra regnare la discrezionalità del rivenditore piuttosto che il rispetto della legge. Eppure l’obbligo del ritiro gratuito “uno contro uno” è in vigore da 5 anni, sebbene l’obbligo effettivo sia arrivato solo ora con il decreto Semplificazione. C’era tutto il tempo per adeguarsi!

E’ sempre il consumatore a non essere tutelato. Il cliente, infatti, si trova a pagare due volte: una al momento dell’acquisto (pagando l’eco-contributo RAEE per lo smaltimento che è già incluso nel prezzo), l’altra al momento del ritiro del vecchio articolo.

“Pagare due volte è una truffa, – continuano gli esponenti di Greenpeace – stiamo verificando se ci sono gli estremi per un’azione legale. Ma è la gestione dei nostri rifiuti elettronici che deve migliorare. Sono scarti pericolosi e in rapido aumento che richiedono una particolare attenzione.”

La stessa associazione pone quindi dei precisi quesiti al Ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, che secondo la Costituzione ha il compito ed il dovere di far applicare correttamente le leggi, e non a senso unico, Greepeace chiede quindi: “di assicurare la reale adozione e il rispetto delle leggi sui rifiuti elettronici e un adeguato monitoraggio degli organi di controllo”.

Ci si augura, quindi, che almeno questa volta i tempi corretti di applicazione siano brevi e non biblici, ci mancherebbe che nell’era di internet ci si ritrovi con una nazione a più velocità e corsie, dove troviamo il santo ed chi delinque, nella stessa autostrada.

Giorgio De Santis

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