quit_smoking_stop_smokingSMETTERE DI FUMARE AIUTA A RECUPERARE LE ENERGIE NATURALI E MIGLIORI DEL NOSTRO CORPO.

L’abitudine al fumo è ormai quasi ugale tra donne e uomini; il divario tra uomini e donne, un tempo ben definito, è sempre più ridotto.

Nella storia della medicina, che sia stato attivo o passivo, il fumo ha occupato ed occupa un  posto eminente e di interesse continuo. Ma da dove proviene il vizio del fumo? Esso c’era già all’età del bronzo: lo testimonia il ritrovamento di alcune pipe in bronzo in alcuni scavi. L’origine del fumo va ricondotta ai riti magici, sia come elemento propiziatorio, sia come primo passo dell’estasi e della comunicazione con gli dei; questo secondo utilizzo del fumo deriva dall’uso che gli Aztechi ne facevano durante i riti. Infatti i sacerdoti, invece di soffiare, aspiravano il fumo, sfruttando così i poteri eccitanti o ipnotici di determinate erbe.

Le fonti documentate si trovano in uno scritto di Bartolomeo de la Casa intitolato Storia Generale delle Indie, in cui egli descrive gli indiani che fumano delle erbe. La storia del tabacco e del fumo, però,  ha inizio ufficialmente con la scoperta dell’America. Furono i partecipanti alle spedizioni di Colombo gli informatori di queste prime notizie. Rodrigo de Jeréz, un compagno di Cristoforo Colombo, sembra essere il primo europeo che imparò a fumare. Nella seconda spedizione di Colombo, un frate di nome Romano Pace,  rimase ad Haiti e qui cominciò ad osservare e descrivere gli indiani che fumavano e la pianta del tabacco. E pare che sia stato proprio lui a portare la pianta in Europa.

Attualmente, se la percentuale dei fumatori è in calo, le donne sono più restie ad abbandonare le sigarette e proprio per questo motivo l’Organizzazione Mondiale della Sanità punta sulle fumatrici per celebrare la World No-Tobacco Day che si celebra nella giornata di oggi.

Le donne costituiscono circa il 20% di oltre un miliardo di fumatori nel mondo, una cifra tuttavia destinata ad aumentare. In Italia le fumatrici sfiorano i 5,2 milioni (19,7%); gli uomini 5,9 milioni (23,9%).

E’ la prima volta che i due sessi fumano quasi allo stesso modo e purtroppo non è un bel risultato“, ha dichiarato Enrico Garaci, Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità inaugurando presso l’ISS il XII Convegno Nazionale Tabagismo e Servizio Sanitario Nazionale, occasione per presentare i risultati del Rapporto sul fumo in Italia 2010, realizzato dall’Osservatorio Fumo Alcol e Droghe dell’ISS.

Particolarmente preoccupante poi, è la crescente incidenza del consumo di tabacco tra le ragazze: il nuovo rapporto dell’OMS Donne e Salute prova infatti che la pubblicità del tabacco è sempre più indirizzata alle giovani donne e i dati provenienti da 151 paesi mostrano che circa il 7% delle ragazze adolescenti fuma sigarette rispetto al 12% dei ragazzini, – continua Garacima che in alcuni Paesi il numero è quasi pari“.

Le donne che fumano si ammalano e muoiono di tumore del polmone e altre malattie legate al fumo come gli uomini – afferma Carlo La Vecchia, Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano – in termini di rischio assoluto vi è identità tra i due sessi“.

Per evitare in Italia un’epidemia di malattie legate al fumo analoga a quella osservata negli Stati Uniti e in altri paesi nordeuropei, è prioritario che le generazioni di italiane che hanno oggi tra i 40 e i 60 anni smettono di fumare – raccomanda l’esperto -. E’ infatti tra queste generazioni di donne, nate tra il 1950 e il 1970, che il fumo si è diffuso e nelle stesse generazioni cominciano ora a diffondersi le malattie e le morti associate al fumo“.

Nonostante le tendenze attuali c’è anche chi dice addio alle “bionde“.

Le donne che sono riuscite a smettere di fumare sono 2,6 milioni (il 9,8% di ex fumatrici) contro 3,9 milioni di uomini (il 15,7%). In totale si fuma di più nella fascia d’età tra i 45 e i 64 anni e l’età media della prima sigaretta è 17 anni.

Secondo una definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità Il fumola prima causa di morte facilmente evitabile”, responsabile ogni anno della morte di circa cinque milioni di persone in tutto il mondo per cancro, malattie cardiovascolari e respiratorie. Un numero destinato ad arrivare a dieci milioni entro il 2030, se non saranno adottate misure efficaci.

Il fumo fa male alla salute: questo è scritto anche su ogni pacchetto di sigarette e causa diversi danni che vanno dal problema estetico al tumore. Il fumo compromette seriamente le difese immunitarie, ed anche la placca batterica, causa ingiallimento dello smalto dei denti e aumenta il rischio di gengiviti; è causa di rapido invecchiamento e di perdita di luminosità della pelle, oltre che di un aumento del rischio di irsutismo e raceudine nelle donne fumatrici.

Visto lo scenario, smettere di fumare sembra essere l’unica soluzione ragionevole. Ma come si può vincere su un’autentica dipendenza dell’organismo dalla nicotina? Il fattore psicologico è fondamentale e determinante. Si calcola che, nella maggior parte dei casi, circa il 60% dei soggetti che smettono di fumare ricade nel vizio entro tre mesi e il 75% in sei mesi e che l’astinenza porta spesso a ricominciare per brevi periodi prima di smettere del tutto.

Eppure l’elenco dei benefici garantiti dall’appendere accendino e sigaretta al chiodo è lungo e sostanzioso: dopo una settimana tutti i sensi si affinano e denti, capelli e pelle diventano più luminosi; dopo un mese si manifestano i primi miglioramenti nell’apparato respiratorio (la tosse elimina le sostanze dannose e diminuisce sensibilmente il rischio di problemi respiratori); dopo un anno scende il rischio cardiovascolare e, dopo alcuni anni, le probabilità di sviluppare un tumore o altre patologie serie tornano ad essere all’incirca pari a quello di un non fumatore.

Giorgio De Santis

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