DAL PRODOTTO INTERNO LORDO ALLA FELICITA’ INTERNA LORDA.

 

“…Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l’intelligenza del nostro dibattere o l’onestà dei nostri pubblici dipendenti. Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell’equità nei rapporti fra di noi. Il Pil non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta…”

Robert Kennedy, 18 marzo 1968

Con questa frase si presenta IL FESTIVAL DELLA FELICITA’ ovvero dieci giorni di incontri, confronti, spettacoli, riguardo a una tematica su cui tutto il mondo sta discutendo: l’opportunità di sostituire il concetto di PIL con un indice che meglio rappresenti lo stato di Benessere di una Nazione.

Anche in Italia intellettuali, economisti, filosofi, opinion leader, si stanno confrontando su questo e dal 27 maggio al 5 giugno si sono dati appuntamento nella Provincia di Pesaro e Urbino, promotrice del Festival della Felicità.

Ricco il calendario degli eventi http://www.festivaldellafelicita.it/wp-content/uploads/2011/05/programma-festival-felicita-2011.pdf, che prevede presentazioni editoriali, incontri con grandi nomi della cultura, economia, giornalismo, spettacolo.

Un calendario sulla Felicità e dintorni che indaga a 360 gradi un mondo diverso fatto di tante molecole che cercano di dare un nuovo punto di vista del benessere con una nuova visione del potere dell’economia sulle nostre vite. E sulla misura sbagliata delle nostre vite. Dunque oltre il PIL per un’altra economia.

In un famoso rapporto commissionato da Sarkozy si punta chiaramente alla differenza sostanziale  il benessere materiale e quello non materiale. Rispetto al primo si sottolinea la necessità di porre attenzione al reddito e al consumo, piuttosto che alla produzione, di considerare anche indici di ricchezza e di prendere a riferimento il nucleo familiare. Riguardo alla dimensione non materiale del benessere si ricorda l’importanza del tempo libero  e la necessità di misurare le relazioni sociali, la “voce” politica e la sicurezza o vulnerabilità dei singoli. Si afferma anche che vanno considerare misure oggettive e soggettive e che sono necessari indici di sostenibilità del benessere nel tempo, ambito nel quale dominano i noti problemi connessi all’ambiente

Dice bene Paolo Crepet   quando afferma che  “parlare di economia, di Prodotto Interno Lordo presuppone l’intervento anche di altri ambiti. Parlando di turismo, ad esempio, si parla anche della cultura di un luogo: l’enogastronomia, l’artigianato, le eccellenze locali, settori che rientrano sia nel Pil che nel Fil. Dal canto mio, sono felice che stia pian piano finendo l’epoca dell’Italia industriale affinché si ritrovi nel nostro paese una nuova ragione di essere nel bello, nel grande artigianato di qualità, nell’accoglienza che non solo non produce meno della FIAT ma non distrugge tanto quanto hanno fatto le grandi industrie in questi anni.
Se si promuove questa bellezza, questo gusto, questo stile di vita, riusciremo nel tempo ad ottenere un’economia più forte che avrà bisogno della cultura per far rinascere il paese.
L’energia di cui ha bisogno un paese industriale, ad esempio, è maggiore di quella di cui ha bisogno un paese a vocazione culturale. E questa è già una buona notizia: significa che non avremo bisogno di centrali atomiche o simili sul nostro territorio e nemmeno di giganteschi parchi eolici che deturpano il paesaggio”.

Basti pensare  alle espressioni: “ perdere del tempo”, “guadagnare tempo”, “rincorrere il tempo”, “ anticipare i tempi”, “  tempi che corrono”, “chi ha tempo non aspetti tempo”…un’infinità di frasi che ad elencarle tutte… quanto tempo si impiega?

Quanto misura il tempo? Un giorno, un mese, un anno, un decennio, un secolo, mezzo secolo, sessanta anni … il tempo si misura in attese e le attese si compiono attraverso l’andare, il restare, il fare, non sono mai ferme…l’immobilità uccide il tempo.

Il tempo è la nave che salpa e il molo sul porto, è il viaggiatore che parte e che torna, ma è anche l’albergatore ed è l’ospite. Il tempo non è mai vuoto. Ben diceva il poeta Orazio con il suo celebre “carpe diem” in fondo è l’uomo che deve afferrare l’attimo perché è di attimi che si compie la sua storia…e la storia, è certo, è irreversibile. Il tempo è diacronico, è sincronico, contemporaneo, simultaneo, istantaneo ma non è mai reversibile fisicamente, mai ripercorribile. Di fronte allo spazio è una linea retta infinita che l’attraversa.

Dunque la ricerca della Felicità è anche sublimare il tempo, il proprio tempo. Il benessere è vivere slow. Certo, ciò non significa dimenticare le preoccupazioni della vita, ma affrontarle con la speranza che la disponibilità economica lasci lo spazio per vivere bene, lontano dal bisogno. Insomma avere il diritto alla Felicità.

La felicità è un’emozione e come tale intima e individuale. Tuttavia non si genera in un vuoto valoriale e relazionale, anzi. Nelle sue espressioni più piene è l’esito di condivisione di sentimenti ed emozioni. Questo Festival non vuole partire da una definizione di felicità data, ma vuole adottare la condivisione come metodo per comprendere cosa essa sia, come la si può influenzare e infine che ruolo può svolgere la politica nel promuovere la felicità nella propria comunità.

 

ANTONIO CAPITANO

(con la collaborazione di Marianna Scibetta)

 

 

 

 

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