ANTONIO LIGABUE. LA FOLLIA DEL GENIO.

UNA STRAORDINARIA MOSTRA  ALLA FONDAZIONE MAGNANI ROCCA.

Giusto 50 anni fa, Antonio Ligabue (Zurigo, 1899 – Gualtieri, Reggio Emilia, 1965) viveva la sua consacrazione d’artista con una mostra a Roma alla galleria La Barcaccia, presentata da Giancarlo Vigorelli e alla quale Ligabue partecipò a patto che il governo gli desse una medaglia d’oro. Singhiozzava quando se la trovò tra le mani.

Poco dopo, ad ascoltare “Dam un bes” (“Dammi un bacio”), la celebre canzone di Augusto Daolio dei Nomadi, lo si ritrova a chiedere un “bacio per favore” alla Cesarina, la solare ostessa del paese. Era l’espressione di “un bisogno d’amore che spacca il cuore”.

Un sogno di normalità, dunque, che si concretizza nell’acquisto della Gilera. Ma El matt è ormai un artista se non consacrato almeno considerato.

Dopo la moto, ecco la macchina, altro inarrivabile sogno di una vita, con tanto di autista che si levasse il cappello aprendogli la portiera: una rivalsa su una esistenza terribile, fatta di rifiuto e marginalità, di abbandoni e di malattia. Presto arriva una paresi e, nel 1965, la morte.
Nel 1966 la Quadriennale di Roma ospita le sue opere e lo sdogana definitivamente al mondo dell’arte, mentre la la grande antologica di Palazzo Reale a Milano e la più recente mostra alla Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti a Firenze lo hanno posto tra i grandi artisti del Novecento.

Curata da Augusto Agosta Tota, per iniziativa della Fondazione Magnani Rocca presieduta da Manfredo Manfredi, in collaborazione con Comune di Parma, Comune di Traversetolo e Centro Studi & Archivio Antonio Ligabue, presieduto dallo stesso Augusto Agosta Tota, presentata da Marzio Dall’Acqua e Vittorio Sgarbi, col coordinamento di Stefano Roffi, una grande antologica celebra colui che semplicisticamente a lungo è stato definito “il buon selvaggio” della pittura italiana. La mostra, dal titolo “Antonio Ligabue. La follia del genio”, è visitabile dal 12 marzo al 26 giugno proprio nella Villa dei Capolavori, la raffinata dimora che fu di Luigi Magnani. Vengono presentate circa centocinquanta opere, un esemplare excursus su tutte le diverse anime d’artista: una ampia selezione dei suoi celebri oli, un nucleo di disegni e di incisioni e alcune delle sue intense sculture realizzate dall’originale in argilla del suo amato Po che l’artista masticava a lungo per renderla duttile.

Ligabue è certamente uno dei protagonisti dell’arte del XX secolo, un grande espressionista, al pari di Van Gogh e Munch. Il talento e le tensioni, infatti, sono quelli di un maestro sicuro e ben si colgono dalla potenza visionaria, dalla stesura pittorica e dai rimandi continui – come contrappunti – nello sviluppo della sua opera. Dal primitivismo incerto della prima fase, più ingenua e conclusasi con gli anni Trenta, all’esplosione espressionista dal colore violento e dalla pennellata convulsa. Una vita vissuta come conflitto che non lascia tregua, un’esistenza trascorsa fuori e dentro il manicomio, dove l’arte era puro e semplice mestiere di vivere e andava a coincidere con la vita stessa, in un mondo a lui sempre ostile. Una vita passata a contatto con l’universo animale che amava tanto, che ritraeva con studio anatomico rigoroso, imitando i versi delle bestie mentre le dipingeva con colori frenetici, in una visionaria ricerca identitaria. Dagli animali domestici del primo periodo, alle tigri dalle fauci spalancate, i leoni mostruosi, i serpenti, i rapaci che ghermiscono la preda o lottano per la sopravvivenza: una vera e propria giungla che l’artista immagina con allucinata fantasia fra i boschi del Po.
E’ particolarmente negli autoritratti che Ligabue dipinge il proprio dolore esistenziale, gridandolo con l’urgenza di una sensibilità intensa e ferina; è il tormento di un’anima che grazie alla pittura trova la propria voce e il proprio riscatto.

ANTONIO LIGABUE. La follia del genio
Mostra e catalogo a cura di Augusto Agosta Tota con testi in catalogo di Pascal Bonafoux, Marzio Dall’Acqua e Vittorio Sgarbi.
Fondazione Magnani Rocca
via Fondazione Magnani Rocca 4, Parma – Mamiano di Traversetolo.
Dal 12 marzo al 26 giugno 2011. Aperto anche tutti i festivi.
Orario: dal martedì al venerdì orario continuato 10-18 (la biglietteria chiude alle 17) –
sabato, domenica e festivi orario continuato 10-19 (la biglietteria chiude alle 18). Lunedì chiuso.
Ingresso: € 9,00 valido anche per le raccolte permanenti – € 5,00 per le scuole.
Il martedì pomeriggio ore 15.30 viene organizzata una visita alla mostra con guida specializzata; non occorre prenotare, basta presentarsi alla biglietteria, il costo è di € 12,00 (ingresso e guida).

Informazioni e prenotazioni gruppi: tel. 0521 848327 / 848148 Fax 0521 848337 info@magnanirocca.it www.magnanirocca.it
Ufficio Stampa: Studio ESSECI – Sergio Campagnolo tel. 049 663499 –
www.studioesseci.net (per ulteriori informazioni e immagini) info@studioesseci.net
Per Centro Studi & Archivio Antonio Ligabue, Gianni Abelli – www.csaligabue.it

La mostra è realizzata grazie al contributo di
FONDAZIONE CARIPARMA
CARIPARMA CRÉDIT AGRICOLE

Sponsor tecnici
Gazzetta di Parma, SIAT Assicurazione
Hotel Palace Maria Luigia, SINA Fine Italian Hotels,
TEP, Società per la Mobilità e il Trasporto Pubblico

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