INGANNI.

Non sarebbe tanto il livello di precipitazione verso gli inferi di questo governo paragonabile solo ad un lupanare di basso impero prima del crollo definitivo, quanto la misura dell’inganno che l’intero Paese subisce da quando il premier si è installato a palazzo Chigi; come se chi segue con un minino di interesse distaccato l’evolversi degli eventi che si susseguono giorno per giorno dopo il cosiddetto “Ruby-gate” non possa non pensare a quale sia il tenore beffardo (poco tempo fa, Vittorio Sgarbi dichiarava in un’intervista circa la nomina di Michela Vittoria Brambilla a ministro del turismo che “il premier è un umorista: vuole vedere se la popolazione si beve anche la nomina di una persona totalmente incompetente e incapace”), di un governo, di un individuo che in quanto al compito di governare un Paese della Comunità Europea non ci pensa proprio: non è evidentemente nel suo DNA. Il premier ha solamente uno scopo, e cioè portare l’intero Paese verso uno stato di tale insopportabilità da creare le condizioni per un distacco totale dalla realtà dei fatti con la solita macchina da guerra mediatica e convogliarlo praticamente verso uno svuotamento cerebrale completo, dati gli eventi, che da decenni il Paese patisce, in modo da comportarsi come un ammasso di bambini delle elementari da tenere buoni.
Di questa macchina mediatica fanno parte principalmente giornalisti supini al potere apparentemente neutrali ma in realtà atti a creare una narrazione convincente a favore del potere.

Scrive infatti Pierluigi Battista sul Corriere della Sera del 19 Gennaio: ” Papi qua è la nostra fonte di lucro». «Mi devi dare una certa stabilità economica». «Amore per favore aiutami a trovare un lavoro per chiedere un mutuo che è uno dei miei sogni più grandi». Fino al terrificante: «Gli ho detto che ne voglio uscire almeno con qualcosa… cioè mi dà… però… 5 milioni a confronto del macchiamento del mio nome». Ecco l’equivalente universale: 5 milioni di euro («a confronto») per un congruo e sicuro «smacchiamento». Come un bancomat, o un biglietto della lotteria. O la cornucopia universale da spremere prima che sia troppo tardi, fino all’ultima stilla. «Va bene, non ti chiedo tanto, mille». «No, mille sono tanti». «Mille, ma sono 500 euro a testa, caro». Caro, in tutti i sensi. E ancora: «Torniamo a casa almeno con 4 mila euro e perciò domani ci devi essere per forza». «Cash! Eh, un cristiano normale lavora sette mesi per prendere quello che ho preso io”. (…) La nottata «è valsa nove scarpe». «Un braccialetto e 2.000 euro». «Dice alla madre di aver ricevuto 7». Un sms dice che la rivale «ha avuto 6,5, ok?». «Ho diviso in due una busta da 5». Un esercito di gente che acchiappa, arraffa, incassa, agguanta. Senza nemmeno un trasporto d’affetto per la fonte di tanta fortuna. Che anzi viene insolentito, sfruttato senza limiti, indicato come la risoluzione di ogni problema. «Cavolo Francesca, un diamantino piccino! C’è scritto F di Francesca piccolino d’oro, preferivo i soldi”.
In questa sequela di intercettazioni temutissime dal premier, Battista lo fa passare per un ”benefattore di ragazze sbandate, irrequiete (leggi prostitute)”. Ma i suoi accoliti fanno di tutto per creare appunto quella “narrazione” per manipolare le coscienze e fare del premier lenone un “salvatore”, un “mistico”; in effetti la feroce cultura criminale dell’anti-Stato è intrisa di misticismo delirante, coloro che uccidono lo fanno secondo canoni quasi Biblici per giustificare i loro efferati delitti “giusti” (sic !), risultato di quella superstizione radicata da secoli nella cultura oscurantista rurale mai troppo lontano dalle menti in costante agitazione dettata da terrore puro.

Terrore dettato dall’inganno: in un video del Dipartimento della Difesa Americano dell’epoca girato durante il discorso di Hitler di fronte alla Lega delle Nazioni – l’antesignana delle Nazioni Unite – egli si prodigava in un peana accorato a favore della pace, preoccupato di far passare il messaggio come “leader pacifista” davanti al mondo intero, mentre preparava l’invasione militare dei paesi confinanti. E la guerra. Adesso fortunatamente in geopolitica i tempi sono molto diversi ma le destre estreme Europee no; e in Italia usano l’arma del mestiere più antico del mondo per creare la narrazione che fa da contraltare ad uno scenario di crisi sempre più evidente e preoccupante. Ragazze usate come carta di credito. Il corpo paga: vendersi aiuta la famiglia. Problemi di ogni tipo vengono veicolati attraverso le prestazioni delle escort.

Per fortuna c’è chi combatte questo inganno. Sul Fatto Quotidiano di Mercoledì 19 Gennaio, appare questo editoriale di Paolo Flores d’Arcais: “L’ Italia è oggi nelle mani di un videocrate stramiliardario e psichicamente borderline, che è a sua volta nelle mani dei suoi ruffiani e delle sue prostitute. Una democrazia che sopporta questo non è più una democrazia. Il problema non è perciò discutere ma agire. Un’opposizione anche non all’altezza del ruolo, ma ancora non definitivamente sorda ai valori scolpiti nella nostra Costituzione, e non totalmente dimentica del sangue che è costato alla generazione della Resistenza conquistarla, non può più partecipare, in nessuna forma e sotto nessun alibi, a una farsa di ”vita istituzionale” che sta portando il Paese alla tragedia”.

Tale “vita istituzionale” si concretizza una volta entrati nella sfera parlamentare. Varcata la soglia di palazzo Chigi, la tua vita cambia per sempre: non sei più all’oscuro di tutto ma ricattabile da segreti indicibili; sei un complice volente o nolente. Ciò comporta che le tue azioni non saranno più parte del tuo vissuto quotidiano ma da quel momento in poi la tua vita non ti apparterrà più per il tuo tempo a venire; si muoveranno entità che influenzeranno la tua vita dal momento in cui tu apri gli occhi la mattina quando ti svegli al momento di andare a dormire, e veglieranno sul tuo riposo ventiquattr’ore al giorno. Entità oscure legate a quella borghesia benpensante che costantemente mette in atto quell’iconografia ipocrita degli “uomini d’onore” con il premier che svela tutta la loro falsità con questo ultimo scandalo sessuale; e le cosche ormai in parlamento da decenni che impongono morigeratezza e sobrietà per rendere le coperture credibili in tutti i campi della società “onorata”.

Persino Gelli, ideologo eversivo, che di questa “onorata società” è l’incarnazione fatta persona, scarica il premier. L’Unità di Sabato 29 Gennaio pubblica a pagina 13 un articolo intitolato: “Gelli il piano P2 ancora attuale ma Berlusconi sta disfacendo l’Italia”. L’articolo prosegue così: “Quel Piano, non solo lo rifarei, ma vorrei anche riuscire ad attuarlo, se solo avessi venti anni di meno». Lo afferma, in una intervista pubblicata ieri sul Tempo, Licio Gelli a proposito del progetto eversivo della P2, il “Piano di rinascita democratica”. «All’epoca – spiega Gelli -, se avessimo avuto quattro mesi di tempo ancora, saremmo riusciti ad attuarlo… In quel momento avevamo in mano tutto: la Gladio, la P2 e… un’altra organizzazione, che ancora oggi non è apparsa ufficialmente, non creata da noi ma da una persona che è ancora viva tutt’oggi, nonostante abbia oramai tanti anni. Avevamo tre organizzazioni, ancora quattro mesi di tempo e avremmo sicuramente messo in pratica il Piano». «Che, sia chiaro – aggiunge -, era valido allora e sarebbe valido anche adesso. Certo, servirebbero delle modifiche, ma attuando il Piano non saremmo arrivati alla situazione che, in Italia, si vive oggi». E persino Gelli prende le distanze dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, «negativo» il suo giudizio sull’uomo e gli scandali sessuali di cui parla l’Italia e il mondo. Alla domanda su che cosa sia cambiato nei loro rapporti, replica: «È venuto meno rispetto a quei principi che noi pensavamo lui avesse. E ricordi che l’ho avuto per sette anni nella loggia, quindi credo di conoscerlo». «Anche questo postribolo delle ultime settimane – aggiunge Gelli -. Sia chiaro, è vero che può fare ciò che gli pare e piace, come e quanto vuole, ma bisogna anche avere la capacità… di “saperlo fare”, e poi esiste pur sempre un limite. Invece lui continua. Ha prima disfatto la famiglia, ora sta disfacendo l’Italia. Ma nessuno gli dice nulla. Ha commesso un reato? Se è vero ciò che gli viene attribuito (e credo che almeno in parte sia vero), allora sì: non avrebbe dovuto farlo, o, quantomeno, avrebbe dovuto utilizzare sistemi più riservati. E un discorso simile vale anche per generali e ufficiali. (…) Ma lei ha presente l’esercito italiano? Anni fa era un esercito per il Paese, non un esercito a cui si chiede di ripulire le città dall’immondizia”.
Questi “sistemi più riservati” sono la parte più occultata dall’attacco mediatico ideato e sfruttato dal premier nei primi anni ’80 con l’assalto illegale del mercato delle frequenze televisive atto a fabbricare “automi senza cervello” cioè i telespettatori. Illuminante a tale proposito ciò che scrive Andrea Camilleri su Micromega di Gennaio a pagina 33 presentandoci l”homo berlusconensis“: “l’uomo che ha creato la televisione a sua immagine e somiglianza era in origine un uomo d’affari spregiudicato ma a parole osservante delle regole, cattolico dichiarato anche se poi (pluri)divorziato, sedicente liberale, furbissimo, anticomunista, ricco, di scarsa cultura, d’intelligenza mediocre, di statura un pò più bassa della media, non bello, dotato di un italiano basico, che sapeva cantare canzonette francesi e napoletane, che amava le donne e gli piaceva passare per grande seduttore. Inoltre, almeno ai primi tempi, aveva l’abilità persuasiva e la loquela spigliata e convincente di un venditore di macchine usate americano. Ragion per cui, in un paese di linguaggi incomprensibili (il legale, il politico, il letterario, il critico eccetera) venne subito scambiato per essere “un grande comunicatore”.
I palinsesti delle sue televisioni private infatti accuratamente bandirono ogni forma di cultura, anche quelle più popolari (come l’opera lirica), e ogni forma d’intelligenza. Cultura e intelligenza sono parole che spaventano la maggior parte degli italiani.
Esaltarono invece programmi di quiz, le serie televisive comiche americane con le risate incorporate che parevano fatte per un pubblico di dementi, i concorsi a facile premio, i programmi di varietà di bassa lega (tipo Colpo Grosso e non è un caso che il suo ideatore occupi oggi il seggio di uno dei più importanti ministeri) e soprattutto le profuse nudità femminili (vallette, letterine eccetera), quasi proponendole come “evasione nel sogno” (…). Attraverso anni e anni di siffatto modello televisivo, la piattaforma culturale degli italiani, già di per sè tutt’altro che elevata, s’abbassò a gradi infimi, anche perchè la Tv di Stato s’affrettò ad adeguarsi seguendo il cattivo esempio. Contestualmente, l’uomo che aveva creato la televisione a sua immagine e somiglianza, creò in breve tempo, proiettandosi attraverso le sue televisioni, degli uomini che, sia potenzialmente sia effettivamente, potevano dirsi a sua immagine e somiglianza.

Il circolo così si chiude perfettamente. Va detto che gran parte di quegli uomini avevano in loro un humus predisposto e fertile dove i semi potevano attecchire con facilità e si svilupparono magnificamente (…). Altri, e furono molti, invece subirono una trasformazione radicale. I più giovani, vale a dire i trentenni o poco più, nacquero e crebbero in quella cultura e in essa si trovarono perfettamente a loro agio come i pesci che nuotano nell’acqua senza sapere che l’elemento dentro il quale vivono è l’acqua. la tipologia dell’homo berlusconensis è dunque assai varia e non del tutto catalogabile”.

L’antidoto? Prendiamo per esempio una persona molto amica con la quale si abbia condiviso parte della propria adolescenza, la stessa visione del mondo, gli stessi interessi culturali: tale persona si laurea, ed in un lampo di genio parte per gli Stati Uniti per un master di approfondimento della materia nella quale ha conseguito la laurea e vive lungamente all’estero saltando così tutto il periodo dell’assalto mediatico dell’(allora ancora solo imprenditore) ora premier. Dopo tale lunga esperienza estera (perciò non “contaminata” dal berlusconismo feroce) torna a calpestare le lande natie per testimoniare un’Italia totalmente cambiata in molto peggio: in particolare analizza l’assetto politico-istituzionale dei primi anni ’90 dopo Tangentopoli e mette a fuoco subito l’inganno: Berlusconi? Un individuo politicamente pericoloso per sè stesso e per gli altri.

Ora, in un’atmosfera di vita pubblica in costante, isterica polemica veicolata televisivamente appunto da questo nuovo genotipo descritto da Camilleri, non c’è scampo se non prendere continuamente posizione pro o contro assolutamente su tutto. O così o non-così; o bianco o nero; o questo o quello. Sempre. Perciò a chi credere se ormai tutto in Italia è di parte? Se io credo a quello allora non credo a quell’altro, se io non credo a quell’altro allora devo necessariamente credere a quell’altro ancora il quale crede a un terzo che sa che quello che crede è giusto credere. Perciò: meglio il dubbio. La zona grigia. Le sfumature. I veri amici “decontaminati” dall’isteria berlusconiana e dunque neutri. Come dicevano gli antichi saggi: “dentro il bene c’è un pò di male e dentro il male c’è un pò di bene”. Frase retorica; particolare, sottigliezza, minuzia. Ma almeno questo non è un inganno.

Marco Rossi.

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