RISPOSTA ALL’ARTICOLO APPARSO SUL CORRIERE DELLA SERA DEL 14 LUGLIO.

 

 

A seguito della bocciatura da parte della commissione Sanità lombarda del progetto di legge antivivisezione firmato da Renzo Bossi, il Corriere della Sera ha ospitato sulle sue pagine le dichiarazioni pro vivisezione di Silvio Garattini, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri.

Il Dott. Garattini, che ha espresso alla commissione la sua avversità al progetto di legge, ha difeso la sperimentazione animale sostenendo che non esistono metodi alternativi validi e che rinunciare alla vivisezione significherebbe arrestare la ricerca. L’OIPA Italia Onlus e la Lega Internazionale Medici per l’Abolizione della Vivisezione (LIMAV – www.limav.org) vogliono sottolineare che molti esponenti del mondo scientifico dissentono da questa tesi e da anni sostengono e dimostrano l’inutilità della vivisezione.

Affermare che senza la sperimentazione animale nella ricerca scientifica non avremmo farmaci significa infatti ignorare volutamente il progresso e l’evoluzione dei metodi alternativi. I metodi alternativi, infatti, esistono. Alcuni sono molto vecchi, come gli studi epidemiologici che hanno reso possibile l’individuazione di tutti i fattori di rischio per le malattie cardio-circolatorie. Altri sono più moderni, come le colture cellulari che forniscono dati parziali, perché riferiti non ad un organismo in toto, ma comunque veritieri perché prodotti utilizzando materiale biologico
(le cellule) della stessa specie per la quale stiamo compiendo la ricerca. Ultimamente poi possiamo contare sui sussidi tecnologiche sempre più raffinati: pensiamo al cosiddetto brain imaging (TAC, RMN, PET), alla clonazione cellulare o alle cellule staminali. Tutte queste possibilità e altre ancora rendono ogni giorno sempre più indifendibile scientificamente il ricorso agli animali nella ricerca.

Utilizzare gli animali per la ricerca è un grave errore che storicamente ha provocato solo danni alla salute umana, anche se, fino ad un recente passato, i mezzi di comunicazione di massa hanno taciuto su tutto ciò. Così la gente ha continuato a pensare che la morte degli animali nei laboratori potesse essere di qualche utilità per il progresso scientifico.

Nonostante quanto sostenuto dai vivisettori, la questione è molto semplice: nessuna specie animale può essere un valido modello sperimentale per nessun’altra specie, esseri umani compresi. Quando, ad esempio, dimostro che una sostanza è terapeutica e innocua nei ratti, devo poi comunque sperimentarla sugli esseri umani per capire se veramente ciò che ho visto negli animali si verifica anche nella nostra specie. Infatti prima di commercializzare un farmaco è indispensabile e obbligatorio per legge sperimentarlo anche sui nostri simili. Se la vivisezione fosse scientificamente valida perché bisognerebbe compiere anche la sperimentazione umana?

Sempre più laureati in materie scientifiche dichiarano la propria avversità alla vivisezione, ma i vertici universitari e le industrie chimico-farmaceutiche rimangono ancorate alle vecchie impostazioni del passato. La società civile, invece, sta dimostrandosi sempre più aperta verso le tesi antivivisezioniste e tutto ciò è la migliore premessa per un cambiamento quanto mai auspicabile, nell’interesse degli animali ma anche degli esseri umani. Oggi chiunque ha la possibilità di leggere montagne di documenti che dimostrano i danni prodotti dalla vivisezione sulla salute umana e le atrocità compiute nei laboratori in nome di una falsa scienza, funzionale solo agli interessi di chi la compie. Così risulta chiaro a tutti lo scandalo dei vivisettori che impiegano metodi di ricerca vecchi di decenni. Nell’era della tecnologia avanzata non può essere giustificata la prosecuzione di test come, ad esempio, il Draize Test nel caso della cosmesi, inventato nel 1944. Tutt’oggi infatti molti cosmetici sono testati spalmandoli negli occhi di conigli immobilizzati in apparecchi di contenzione e tenuti in questa condizione per giorni interi.

Per capire che la vivisezione è inutile e controproducente non serve fare appello esclusivamente all’emotività, ma soprattutto alla logica e alla scienza – sottolinea Massimo Comparotto, Presidente dell’OIPA Italia Onlus – A seguito dell’approvazione della nuova Direttiva Europea n. 63/2010 in materia di sperimentazione animale che prevede maggiore libertà per i vivisettori e minori restrizioni nel ricorso al modello animale, l’OIPA Italia e la LIMAV hanno lanciato una petizione affinché il Parlamento Italiano inasprisca le norme che regolano gli esperimenti, non concedendo deroghe che di fatto rendono nulli i provvedimenti restrittivi.”

Per ulteriori informazioni:

http://www.oipaitalia.com/vivisezione/modificalegge.html

La LIMAV – Lega Internazionale Medici per l’Abolizione della Vivisezione – è un’organizzazione internazionale, fondata a Zurigo il 24 ottobre 1987, che si occupa di antivivisezione a livello scientifico. L’Organizzazione è composta da tutti coloro che, contrari alla vivisezione, appartengono a quei settori di ricerca in cui essa viene praticata. Il Presidente dei Medici Internazionali – LIMAV è il Prof. Giulio Tarro, Primario di Virologia presso il Presidio Ospedaliero D. Cotugno di Napoli, Presidente a vita della Fondazione T. e L. de Beaumont Bonelli per le ricerche sul cancro (in cui non si utilizzano animali), Presidente della Commissione sulle Biotecnologie della Virosfera UNESCO.

www.limav.org


Per ulteriori informazioni:

Alessandra Ferrari

Ufficio stampa OIPA Italia

ufficiostampa@oipa.org

Tel. 320 4056710

OIPA Italia Onlus

Organizzazione Internazionale Protezione Animali

ONG affiliata al Dipartimento della Pubblica Informazione dell’ONU

Associazione riconosciuta dal Ministero dell’Ambiente

(DM del 1/8/2007 pubblicato sulla G.U. n. 196 del 24/8/2007)
via Passerini 18 – 20162 Milano – Tel. 02 6427882 Fax 02 99980650

info@oipa.org – www.oipa.org

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