ENRICO RUGGERI: “PROVA ” DA ROMANZIERE.

 “CHE GIORNO SARA’” E’ IL TITOLO DEL PRIMO ROMANZO DEL NOTO CANTANTE MILANESE.

  

Enrico Ruggeri è un’artista eclettico, poliedrico….Ha iniziato come cantante pop-punk nei primi anni ottanta, per continuare con un genere più melodico che lo ha visto vincitore del Festival di Sanremo, nel 1987, con Morandi e Tozzi, con “Si può dare di più”.  In seguito ne ha vinti altri due.

Nel 2006 intraprende la carriera di conduttore televisivo nelle trasmissioni “Il bivio”  “Quello che le donne non dicono”  e “Mistero”.  Ha inoltre partecipato in qualità di giurato alla quarta stagione del programma “X Factor” su Rai2. 

All’attività di autore, musicista ed interprete, Ruggeri affianca quella di scrittore di racconti e poesie, senza tralasciare quella di romanziere. E’ uscito da poco in libreria con “Che giorno sarà”, storia di Francesco Ronchi, cantante che sognava di diventare famoso ma che, in realtà verrà solo “sfiorato” dalla celebrità.  La inseguirà testardamente, in un sottobosco  di personaggi strambi: discografici, manager, giovani disposti a tutto pur di sfondare.

Il libro ha una lettura godibile, molto scorrevole, dalle “immagini” efficaci, pure, con una sintesi che non sacrifica nulla alla fluidità del racconto. Ne emerge il lato più duro dello showbusiness della musica, dipinto come un mondo disincantato, popolato perlopiù da personaggi grotteschi.  La storia di un’ ambiente che Ruggeri conosce benissimo. E’ un libro in cui si ride, sorride e ci si commuove anche.

“…è la mia prima esperienza sul territorio del romanzo” – ci dice Ruggeri – “Ho già scritto un pò di libri, racconti, poesie e mini saggi. Mentre il racconto è una “canzone” allargata, la poesia, una “canzone” senza musica, il romanzo è un progetto ampio, nel quale puoi raccontare una serie di cose, narrare una storia, comunicare delle sensazioni da tradurre in un percorso di vita di un protagonista o di più di uno. Questo è un romanzo che ho iniziato a scrivere rigorosamente a penna sui quadernoni e non al computer. Ci ho messo un pò di anni per scriverlo, cosa rara per me, che sono un tipo veloce, abituato a fare canzoni ed inciderle subito. Un paio d’anni fa la storia che avevo in testa, cominciò a prendere forma.   Ho iniziato a farlo leggere ad un paio di amici, tra cui il regista Fausto Brizzi. Lui mi ha detto che gli piaceva molto e voleva sapere come andava a finire. A quel punto capii che era venuto il momento di completare la storia.  E’ un romanzo particolare che, in qualche modo, racconta il mio incubo peggiore, ossia, quello di svegliarmi una mattina, ed accorgermi che non era vero niente e che tutta la vita vissuta era frutto della mia immaginazione!   C’è una considerazione da fare in proposito: nella vita, soprattutto in quelle tipo la mia, il caso gioca un ruolo fondamentale all’inizio. Io credo che il talento sia una qualità che si sviluppa con il tempo. Non tutti, però, hanno questa fortuna.  La vita, alle volte, può essere molto ingiusta, giusta, beffarda, può dare delle fortune ad alcuni e sfortune ad altri. Il caso è fondamentale!  Un’altra cosa che volevo mettere in risalto è che è più facile essere delle belle persone quando tutto ti va bene. Quando, invece, ritieni di essere in credito con la vita, anche il tuo livello di coscienza si abbassa sensibilmente. Nel libro racconto la storia di Francesco Ronchi, che inizia la sua carriera alla fine degli anni settanta, ed il parallelismo con me è evidente. Lui però, scrive una sola canzone, e neanche di grande successo “Che giorno sarà”.   Sembra che tutto stia andando per il meglio, quando la vita gli si rivolta contro. Forse perchè non è fortunato, sicuramente perchè fa degli incontri sbagliati e non sa gestire il rapporto con gli altri, e forse perchè è un mediocre. Lui ha la possibilità di vedere quanto possa essere bello diventare un cantante di successo e, improvvisamente, cominciare a scendere, in maniera ,a volte comica, a volte grottesca, altre, dolorosa, i gradini di quella scala che lui credeva di salire. E’ uno spaccato impietoso di quello che era il mondo musicale degli anni ottanta.  Il finale non lo rivelo.  E’ a sorpresa, con una parziale redenzione del personaggio.”

“Che melodia ha il libro?”

“E’ una melodia che nasce rock ma sfugge dalle mani dell’autore per diventare una canzone molto anni ottanta un pò finto rock.”

“Il romanzo è stato letto da Fausto Brizzi. Si può pensare ad una trasposizione cinematografica?”

“Magari! Brizzi, però, fa un altro genere di film. Lui scandaglia la psiche umana soprattutto nella sfera dell’affettività. Non credo faccia al suo caso. Lo vedrei più un film alla Verdone.”

“Lei fa parte della Nazionale calcio cantanti. Quali saranno i prossimi impegni in tal senso?”

“Quest’anno ne sono anche diventato Presidente. Festeggiamo inoltre i 30 anni di vita della squadra.  Abbiamo anche raggiunto il ragguardevole traguardo dei cento milioni di euro da devolvere in beneficenza!  Io sono nella squadra dal 1984.   Stiamo organizzando una partita prevista per il mese di Agosto prossimo.  E’ stato avviato anche un sito e faremo una trasmissione televisiva che racconterà tutto quello che abbiamo fatto, le nostre esperienze, i miei viaggi a Sarajevo, quelli di Niccolò Fabi dal Dalai Lama, di Mogol a Bagdad, di Luca Barbarossa in Sud America, insomma…un’avventura meravigliosa!”

“Inviterebbe Francesco Ronchi ad un programma come “Il bivio”?”

“No, non lo inviterei, perchè in realtà lui non potrebbe neanche venirci, non sa cosa si è perso ! E’ un uomo che ha solo una redenzione sul  finale che, però, accentua l’aspetto grottesco della sua vita, perchè gli accade un qualcosa che annulla tutte le altre. “

“Nella trasmissione “Mistero” credeva realmente ai personaggi che raccontava?”

” “Mistero, tra tutte le trasmissioni che ho fatto, è quella che mi appartiene di meno. Nel “Bivio” raccontavo delle storie che mi erano care. In “Quello che le donne non dicono” intervistavo delle donne. In “X Factor” ero alle prese con le due cose che più mi affascinano nella vita, la musica e la dialettica. Il mio approccio in “Mistero” era comunque quello di raccontare delle storie in modo serio.  Ho portato in quella trasmissione persone comunque borderline, assolutamente convinte di quello che narravano!  Erano storie interessanti da raccontare.  E’ come quando si ascolta una telecronaca di calcio, non è importante sapere di che squadra è il cronista, bensì che ti racconti le varie azioni del gioco. Io ho avuto un approccio di questo genere.”

Loredana Filoni

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