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UN ORSO BEVE COCA COLA E MUORE DI GASTROENTERITE  ACUTA: GLI ZOO SONO VERI LAGER PER ANIMALI.

Ho letto, qualche giorno fa, una notizia che mi ha incuriosito e ho fatto un po’ di surfing su Internet per approfondirla e valutare che non fosse l’ennesima bufala circolante nel Web. Era vera.

In uno zoo dell’Azerbaigian i turisti si sono divertiti un mondo a guardare l’orso bruno che beveva qualche lattina di Coca Cola messagli a disposizione dal personale. Si trattava di un orso già malato e occorre sapere che questi plantigradi hanno un apparato gastroenterico piuttosto delicato, specie in cattività. Infatti dopo tre giorni l’orso è morto di gastroenterite acuta. Forse doveva morire lo stesso, forse l’acido fosforico e le altri componenti ignote, contenute nella più famosa bevanda del mondo, hanno minato la sua delicata flora batterica costringendolo a una morte che suppongo non sia stata priva di dolori lancinanti.

E allora mi torna la voglia di parlare degli zoo, di questi lager per animali che prolificano in tutto il mondo, grazie alla stupidità di chi va a visitarli, magari incitando i bambini a dare i pop corn alle scimmie. E in queste carceri legalizzate non è cambiato molto, da quando nel 1967, due orsi polari morirono a poche ore di distanza uno dall’altro per eccesso di stanchezza dovuta ai troppi viaggi e cambiamenti, come risultò dall’autopsia. E in questo caso non eravamo in Azerbaigian, ma nel serraglio della Kelvin House di Glasgow, in Inghilterra.

In un articolo comparso su Life, alcuni anni fa, intitolato “Vogliamo gli zoo? Sì ma…”, Desmond Morrsi, direttore del reparto Mammiferi dello zoo di Londra e famosissimo zoologo, scrive: “C’è qualcosa di biologicamente immorale nel tenere gli animali rinchiusi in recinti in cui i loro modelli comportamentali non possono esprimersi.(..) Da qualunque parte vi voltiate, nei vecchi zoo, vi trovate di fronte all’inedia di comportamento. Nidificare, preparare il letto, fare il bagno, seguire le piste, sguazzare nel fango, o vivere in gruppi, tutti modelli di comportamento apparentemente banali, vengono frustrati e non riescono a trovare pieno sfogo”.

Pochi giorni orsono, mi sono divertito a fare un giochetto con i miei nipotini e i loro amici. Li ho staccati dalla Play cui erano incollati e gli ho chiesto di descrivermi un elefante, poi una giraffa, poi un gorilla e ancora (sempre più difficile) un ippopotamo, uno gnu e un licaone. Descrizioni perfette, come se li avessero appena studiati. Quando gli ho chiesto del tasso, della martora e del toporagno, crisi totale. Si sono riavviati verso la Play a combattere battaglie contro gli alieni.

Io credo ci sarebbe un enorme bisogno di oasi faunistiche dove, nelle migliori condizioni possibili anche se c’è una rete, si possano osservare i sempre negletti esemplari della nostra fauna, dalla umile talpa al topo moscardino, molto più ignorati della pantera nera e del rinoceronte che lascerei a documentari di Piero Angela and company. Gli unici “zoo” che hanno senso sono i santuari (come il Woolly Monkey Colony in Cornovaglia) dove si proteggono e si tenta la riproduzione di specie in via d’estinzione. Ma questo con la Coca Cola agli orsi ha ben poco a che fare.

di Oscar Grazioli

fonte: http://notizie.tiscali.it/articoli/collaboratori/grazioli/10/11/zoo-lager-animali-12345.html

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