REFERENDUM SULL’ACQUA, COME BENE PUBBLICO, AL VIA LA RACCOLTA DI FIRME. I PROMOTORI: ADESSO BASTA “ A NOI LA PAROLA, SULL’ACQUA DECIDIAMO NOI”.

Le acque presenti sulla terra formano l’idrosfera, cioè l’insieme di mari, oceani, fiumi, laghi, ghiacci, acque sotterranee e umidità dispersa nell’atmosfera. L’acqua è presente in tutti gli ambienti.

L’acqua è il composto chimico più abbondante sulla terra e nella materia vivente.

La sua quantità è stimata in 1.400 milioni di miliardi di tonnellate, si trova in tutti gli ambienti ed è parte integrante di tutti gli organismi viventi. Da qui si intuisce chi vuole mettere le mani e creare profitto su questo prezioso bene che è di tutti. L’acqua è quindi un elemento fondamentale per la vita sul nostro pianeta.

Essa è in costante movimento attraverso un ciclo, chiamato “ciclo dell’acqua”, che ancora oggi l’uomo cerca di regolare e controllare per i propri fabbisogni, ma con scarsissimi risultati.

Queste considerazioni, che potrebbero interessare alunni alle scuole elementari, rendono chiaramente l’idea ad ognuno di noi, per comprendere cosa sta accadendo, non solo in Italia, ma a livello mondiale su questo tema.

Mentre in Africa e nelle zone povere del pianeta si costruiscono pozzi d’acqua per dissetare chi ne ha bisogno per sopravvivere, gli speculatori non perdono occasione per approfittare e mettere mano sul bene più prezioso della Terra.

Ma l’ intuito di chi ha capito questo meccanismo ha fatto si che, almeno in questo ci sia speranza che la “minoranza cosciente” svegli la cosiddetta “maggioranza silenziosa”, partendo dalla democrazia diretta il Referendum, e ribaltando le posizioni si arrivi a ripristinare l’acqua come bene pubblico.

Parte bene la raccolta di firme sul Referendum per la ripubblicazione dell’acqua, in due giorni il 24 e 25 aprile è iniziata la raccolta di firme per rendere l’acqua pubblica ed evitare la privatizzazione che porterebbe solo alla speculazione. L’ obiettivo che si erano dati i promotori, era di raccogliere 70 mila firme in questi giorni, invece ne sono arrivate oltre 100 mila.

La Costituzione prevede che (Art. 75)  sono necessarie 500 mila firme per indire un referendum popolare per deliberare l’abrogazione, totale o parziale, di una legge o di un atto avente valore di legge, oppure l’adesione di cinque Consigli regionali. Ma il traguardo dei promotori del referendum è quello di arrivare a raccogliere almeno 700 mila firme entro il 4 luglio 2010. Hanno colto l’occasione legando l’iniziativa della festa di Liberazione dell’ Italia dal nazifascismo e quindi chiedere la liberazione dell’ acqua dal mercato e dal profitto.

acqua_cannulicchiu_NLe dichiarazioni di chi si sta impegnando in questa sacrosanta battaglia sono abbastanza incisive: “I tre quesiti vogliono abrogare la vergognosa legge approvata dall’attuale governo nel novembre 2009 e le norme approvate da altri governi in passato che andavano nella stessa direzione, quella di considerare l’acqua una merce e la sua gestione finalizzata a produrre profitti.”

L’argomento letto dal punto di vista normativo, mira a far approvare i tre quesiti per rimandare,  l’affidamento del servizio idrico integrato, al vigente art. 114 del Decreto Legislativo n. 267/2000.

Raggiungendo l’obiettivo, tale articolo sancisce il ricorso alle aziende speciali o, in ogni caso, ad enti di diritto pubblico che qualificano il servizio idrico come strutturalmente e funzionalmente “privo di rilevanza economica”, servizio di interesse generale e privo di profitti nella sua erogazione.

In questo senso – continuano i promotori – “Verrebbero poste le premesse migliori per l’approvazione della legge d’iniziativa popolare, già consegnata al Parlamento nel 2007 dal Forum italiano dei movimenti per l’acqua, corredata da oltre 400.000 firme di cittadini. E si riaprirebbe sui territori la discussione e il confronto sulla rifondazione di un nuovo modello di pubblico, che può definirsi tale solo se costruito sulla democrazia partecipativa, il controllo democratico e la partecipazione diretta dei lavoratori, dei cittadini e delle comunità locali”.

Del Comitato promotore fanno parte molte associazioni di base del volontariato da Pax Cristi, a Libera di don Ciotti, a Beati i costruttori di Pace di Alex Zanotelli, dal WWF a Verdi Ambiente e Società e  Legambiente ad una miriade di movimenti ed associazioni.

Le parole “ d’ordine” dei promotori sono:

Vogliamo togliere l’acqua dal mercato e i profitti dall’acqua.

Vogliamo restituire questo bene comune alla gestione condivisa dei territori.

Per garantirne l’accesso a tutte e tutti. Per tutelarlo come bene collettivo.

Per conservarlo per le future generazioni.

Adesso basta, sull’acqua decidiamo noi.

L’acqua è un bene comune e un diritto umano universale. – continuano i promotori “Un bene essenziale che appartiene a tutti. Nessuno può appropriarsene, né farci profitti. L’attuale governo ha invece deciso di consegnarla ai privati e alle grandi multinazionali. Noi tutte e tutti possiamo impedirlo. Mettendo oggi la nostra firma sulla richiesta di referendum e votando SI quando, nella prossima primavera, saremo chiamati a decidere. E’ una battaglia di civiltà. Nessuno si senta escluso.”

I tre quesiti mirano quindi ad eliminare tutte le norme che in questi anni hanno spinto verso la privatizzazione dell’acqua. Cosi facendo si  toglierà l’acqua dal mercato e i profitti  su di essa.

“Vogliamo restituire questo bene essenziale alla gestione collettiva. Per garantirne l’accesso a tutte e tutti. Per tutelarlo come bene comune. Per conservarlo per le future generazioni. Vogliamo una gestione pubblica e partecipativa. Perché si scrive acqua, ma si legge democrazia”.

Per la commemorazione del 10° anniversario della Guerra dell’acqua a Cochabamba, alla “Feria del agua” e della Conferenza Mondiale dei Popoli per il Cambiamento Climatico e i Diritti della Madre Terra, si registra una presa di posizione in favore dell’ iniziativa italiana: “vogliamo esprimere il nostro sostegno ai cittadini italiani, al Forum Italiano dei movimenti per l’acqua e al Comitato promotore per l’organizzazione del referendum contro la privatizzazione dell’acqua”.

“L’acqua è un bene comune e una risorsa che deve essere gestita in modo pubblico. In America latina la onda di privatizzazione partita durante la decade degli anni ’90, ha dimostrato l’inequivocabile fallimento di questa politica; la presenza sempre più ridotta delle multinazionali dell’acqua in questi Paesi lo dimostra”.

L’impegno dei movimenti sociali di tutte le Americhe, procede per fare in modo che  i governi riconoscano l’acqua come un diritto umano e questo si traduca in una gestione pubblica, il Parlamento italiano ha approvato una legge che apre le porte alla privatizzazione dei servizi pubblici e del servizio idrico in particolare, per consegnarla ai privati e alle multinazionali in un quadro di evidente arretramento rispetto ai risultati raggiunti in paesi come l’Ecuador, l’Uruguay e la Bolivia.

Sembra quindi che una sempre crescente fetta di cittadini, a livello mondiale, stia prendendo coscienza di questo problema, e proceda per riaffermare non solo un diritto, ma una pratica attiva per evitare scempi e speculazioni che colpirebbero la fetta di popolazione più povera del pianeta.

Giorgio De Santis

I TRE QUESITI REFERENDARI:

Quesito referendario n. 1

Fermare la privatizzazione dell’acqua (Abrogazione dell’art.23 bis L. 133/08)

Il primo quesito che verrà sottoposto a referendum abrogativo riguarda l’art. 23 bis (dodici commi) della Legge n. 133/2008, relativo alla privatizzazione dei servizi pubblici di rilevanza economica.

Promuovere l’abrogazione dell’art. 23 bis della Legge n. 166/2009 significa contrastare direttamente l’accelerazione sulle privatizzazioni imposta dal Governo e la definitiva consegna al mercato dei servizi idrici in questo Paese.

Quesito referendario n. 2

Aprire la strada della ripubblicizzazione (Abrogazione dell’art. 150 del D.lgs 152/06)

Il secondo quesito che verrà sottoposto a referendum abrogativo riguarda l’art. 150 (quattro commi) del Decreto Legislativo n. 152/2006 (c.d. Codice dell’Ambiente), relativo ala scelta della forma di gestione e procedure di affidamento, segnatamente al servizio idrico integrato.

Quesito referendario n. 3

Eliminare i profitti dal bene comune acqua (Abrogazione dell’art. 154 del D.lgs 152/06)

Il terzo quesito che verrà sottoposto a referendum abrogativo riguarda l’art. 154 del Decreto Legislativo n. 152/2006 (c.d. Codice dell’Ambiente), limitatamente a quella parte del comma 1 che dispone che la tariffa costituisce il corrispettivo del servizio idrico integrato ed è determinata tenendo conto dell’adeguata remunerazione del capitale investito.

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