E’ VIVA LA COSTITUZIONE. QUESTA LA SCRITTA CHE HA UNITO 1 MILIONE DI CITTADINI ITALIANI   IN MOLTE CITTA’ D’ITALIA.

A ROMA, PIAZZA DEL POPOLO I PIU’ NUMEROSI.

Un milione di cittadini in diverse piazze d’ Italia hanno manifestato per affermare che “E’ viva la Costituzione”, ma anche per dare corpo agli articoli che da tempo nei fatti sono stati stracciati da questo Governo e da chi non rispettando una delle migliori perle giuridiche che il mondo ci invidia, se ne serve per affossarla ogni giorno che passa.

Molti hanno riaffermato che la scuola debba essere pubblica e chi sceglie la privata se ne deve far carico in quanto non è lo Stato che deve pagarla, come prevede la costituzione (artt. 33 e 34) La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi. Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.

La studentessa che ha preso la parola ha fatto riferimento sui pensieri che i padri fondatori della Costituzione erano chiari e precisi e contrastano fortemente con l’attuale governo fonda “tutto il suo operato è fuori dalla Costituzione”.

In questo senso il giornalista Santo Della Volpe che conduceva dal palco la manifestazione, ha snocciolato cifre che invece, in questi ultimi anni anno tagliato fondi alla scuola pubblica a favore di quella privata, quindi in controtendenza rispetto ai principi costituzionali.

Giulio Scarpati, ha denunciato che il settore culturale italiano non ce la fa più per i forti tagli intervenuti negli ultimi tre anni, da 471 milioni a circa 200 milioni, impegnando le risorse all’estero, dando quindi una perdita secca per lo Stato. Si è sottolineato che per ogni euro investito nella cultura ne tornano 5 per lo Stato. La cultura è l’identità di un popolo in questo senso va rilanciata. E’ necessario essere cittadini e non sudditi, al massimo consumatori. A questa manifestazione hanno aderito tutte le organizzazioni culturali. L’art. 9 della Costituzione è stato ricordato: “ La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”.

Tra gli interventi più applauditi quello di Roberto Natale, presidente della Federazione Nazionale della Stampa, ha stigmatizzato la ripresentazione del ddl sulle intercettazioni che prevede il carcere per i giornalisti, multe per gli editori ed altri nefasti articoli, per cui se necessario “si farà ricorso anche alla Carta Europea dei Diritti Umani, oppure – continua Natale – ricorreremo anche all’obiezione di coscienza, come fecero qualche tempo fa i medici che curarono gli extracomunicati che non avevano la carta di soggiorno”. Richiamando quindi l’art. 21 della Costituzione “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. “La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. E’ stato sottolineato come dice la Costituzione che non possono esservi censure ne preventive ne successive alle pubblicazioni.

La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica.

Roberto Natale ha ricordato l’intervento di Marco Lodoli che dice: “La scuola pubblica vacilla sotto le bastonate del governo, sotto le radiazioni mortali delle televisioni e dei nuovi valori dominanti, disprezzata e vilipesa dal primo che passa e dal primo ministro. I professori sono piuttosto vecchi e giovani non ne arrivano, graverebbero troppo sul deficit; anche gli edifici spesso sono malridotti, sistemarli sarebbe un altro costo impossibile; i programmi spesso sono astrusi, frutto di tanti anni di astrattismi furibondi; i ragazzi sono confusi, a volte addirittura maleducati, imparano poco, pensano ad altro o a niente”.

“Le ragazze dell’ Olgettina – continua Natale – le abbiamo viste nelle serate e pomeriggi televisivi dove il professore-tipo era Lele Mora. Abbiamo delle scuse da fare alle insegnanti e agli insegnati italiani: la televisione non può distruggere il pomeriggio quello che le insegnanti fanno la mattina a scuola” In questo senso i giornalisti si impegnano con tutte le proprie forze perchè questo non accada.

La scommessa – secondo l’ On. Giuseppe Giulietti è – riuscita, grazie a tutti voi siamo riusciti a portare nelle piazze d’Italia tantissimi cittadini uniti solo dal tricolore e dalla Costituzione. Non era mai accaduto che persone e associazioni così distanti e distinte si ritrovassero attorno ai valori essenziali della casa comune. Adesso sarà più difficile, per il grande molestatore e per i suoi cortigiani riuscire nell’impresa di strappare le pagine più belle della Costituzione. Questa giornata non sarebbe stata possibile senza la generosità di tante e di tanti, iscritti o non iscritti ai partiti, che hanno comunque deciso di prendere in mano la costituzione e di farne un prezioso bene di famiglia, riprendendo in qualche modo il bellissimo appello del presidente Napolitano e del presidente della corte costituzionale Di Siervo. Un ringraziamento particolare lo dobbiamo al presidente e al segretario di Articolo21 Federico Orlando e Tommaso Fulfaro, che non ci hanno mai fatto mancare i loro suggerimenti e i loro preziosi consigli per evitare una possibile deriva settaria e particolaristica. Allo stesso modo vogliamo ringraziare il giornale on line, il direttore Stefano Corradino, Giorgio Santelli, Bruna Iacopino, Roberto Secci, Michele Cervo, Debora Aru, Alberto Baldazzi, e tutti quelli che hanno animato questo spazio di libertà e che tale resterà.

Il corteo più imponente ha sfilato a Roma, dove dal palco di una piazza del Popolo gremita si sono alternati costituzionalisti, magistrati, insegnanti, artisti e giornalisti per leggere e commentare gli articoli della Costituzione italiana. In una piazza piena di gente che sventolava bandiere tricolori – ed ha intonato insieme al coro diretto da Marcello Bufalini il Và pensiero di Verdi, oltre al Dies irae di Mozart e l’Inno di Mameli – è stato letto il messaggio di adesione del presidente dell’Anm, Luca Palamara: «Oggi, più che mai siamo impegnati a difendere l’autonomia e l’indipendenza della magistratura nell’interesse della collettività».

Maria Luisa Busi, che ha avuto il coraggio di dimettersi dal Tg1 per non dare dell non-notizie ma notizie vere e ha affermato che: “Non sono qui perchè sono contro qualcuno, ma perché credo nella Costituzione, nella legge, nel rispetto del lavoro e dell’uguaglianza, nella libertà della informazione, nella dignità delle donne.Non solo per dire basta, ma per dire che non abbiamo paura, poiché bisogna fare delle scelte di dignità e rispetto. C’è chi non ha paura, ma fa delle scelte e crede nei diritti e non si svende”. Anche Ahmad Rafat, giornalista italo-iraniano e membro fondatore dell’associazione “Iniziativa per la Libertà d’Espressione in Iran”: “La Costituzione è forse il più prezioso bene che hanno i cittadini per la loro vita sociale: un bene essenziale e indispensabile. Poi se è una Costituzione come quella italiana, che rispecchia i diritti e i doveri dei cittadini all’eccellenza è un peccato che venga cambiata o manipolata. Scendere in difesa di questa Carta che regola i rapporti tra i cittadini e lo Stato è un dovere essenziale per tutti. Noi in questi giorni vediamo come i popoli del sud del Mediterraneo sono in rivolta per avere una Costituzione; pertanto noi, che ce l’abbiamo, dobbiamo sentire ancora di più la necessità di salvaguardare questo bene e di lottare per conservarlo”.

Gli operai e gli studenti sono stati da tempo il riferimento di Roberto Vecchioni che con il suo  “chiamami ancora amore” ha voluto ribadire l’attualità e la vitalità dei principi costituzionali.

Molto toccante e significativo il richiamo alle parole di un partigiano che ha combattuto contro il fascismo e padre della Costituzione come Sandro Pertini: “La Costituzione è la bussola da seguire, politica e soprattutto morale: «Dietro ogni articolo della Costituzione stanno centinaia di morti nella Resistenza, quindi la Repubblica è una conquista e dobbiamo difenderla, costi quel che costi. Ma dobbiamo difenderla dalla corruzione. La corruzione è una nemica della Repubblica. I corrotti devono essere colpiti senza nessuna attenuante, senza nessuna pietà.

E dare loro solidarietà, per ragioni di amicizia o di partito, significa diventare complici di questi corrotti. Bisogna essere degni del popolo italiano. Non è degno di questo popolo colui che compie atti di disonestà e deve essere colpito senza alcuna considerazione. Guai se qualcuno, per amicizia o solidarietà di partito, dovesse sostenere questi corrotti e difenderli. In questo caso l’amicizia di partito diventa complicità ed omertà.

Deve essere dato il bando a questi disonesti e a questi corrotti che offendono il popolo italiano. Offendono i milioni e milioni di italiani che pur di vivere onestamente impongono gravi sacrifici a se stessi e alle loro famiglie. Quindi la legge sia implacabile, inflessibile contro i protagonisti di questi scandali, che danno un esempio veramente degradante al popolo italiano».

Calamandrei è stato ricordato con queste parole sulla Costituzione: “Quanto sangue e quanto dolore per arrivare a questa costituzione! Dietro a ogni articolo di questa Costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani come voi, caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze, che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa carta.

Quindi, quando vi ho detto che questa è una carta morta, no, non è una carta morta, questo è un testamento, un testamento di centomila morti.  Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì o giovani, col pensiero, perché li è nata la nostra Costituzione.

L’intervento del procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia «il fatto che in piazza ci siano tanti italiani dimostra che avete capito che la cosiddetta riforma della giustizia in realtà è una controriforma». «Non è soltanto una ritorsione contro la magistratura – ha aggiunto Ingroia -. Se dovesse passare avremmo uno stato di diritto sfigurato nei suoi principi fondamentali disegnati dai padri costituenti. È in gioco l’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, che non sarebbe garantita nel momento in cui il potere giudiziario venisse schiacciato da quello politico».

Mentre a Roma che ha ricordato con un minuto di silenzio le vittime del terremoto in Giappone, i manifestanti per il Costituzione day si sono trovato fianco a fianco con i libici che protestavano contro Gheddafi, e lo stesso copione è andato in scena a Londra.

Sempre dal palco di piazza del popolo è arrivato l’annuncio dello sciopero generale della cultura contro l’ulteriore riduzione di risorse del fondo unico dello spettacolo disposto con il congelamento di altri 27 milioni. Mentre a Milano, dove hanno manifestato in 5mila (2mila per la questura) è intervento Dario Fo, che ha fatto uno show contro il premier Silvio Berlusconi, senza risparmiare critiche all’opposizione.

Sono stati ricordati i primi articoli della Costituzione fondati sul lavoro sull’uguaglianza e la rimozione degli ostacoli per dare a tutti l’opportunità di realizzare se stessi magari con gli stessi mezzi.

Vorrei ricordare che uno dei diritti più importanti garantito dalla Costituzione è stato stravolto dalla cosiddetta “legge porcata” che ha privato i cittadini di scegliere i propri eletti, delegandoli ai partiti e hanno permesso con una legge truffa di regalare 100 parlamentari in più ad una minoranza del 45% che ha rubato il 60% dei seggi. In questo senso sono stati lesi gli aggettivi “libero”, e “personale”, perchè è stata data la delega ai partiti.

Infatti l’art. 48 afferma: “La Costituzione italiana, all’art. 48, afferma che «Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età». Aggiunge che il voto è personale (non può essere dato per delega da un rappresentante); eguale (ogni voto vale indipendentemente da chi l’ha dato); libero (nessuno può essere costretto a dare un voto diverso da quello voluto); segreto (a garanzia della libertà e per evitare indebite pressioni o ritorsioni). Dice, ancora, che votare è un “dovere civico” (parte di quel dovere di solidarietà politica, di cui parla l’art. 2), ma nessuna sanzione è prevista per chi non va a votare. Non sempre tutti i cittadini hanno potuto esercitare il diritto di voto: al momento dell’unità d’Italia, poteva votare soltanto chi possedeva un certo reddito (il 2% della popolazione); poi vennero esclusi gli analfabeti; dal 1919 il diritto di voto fu esteso a tutti gli uomini maggiorenni (suffragio universale maschile); il regime fascista, eccetto che all’inizio, non indisse più elezioni; soltanto nel 1946 ebbero il voto anche le donne.

Giorgio De Santis

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